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INCHIESTA

Trasferimenti di cani all'estero, MinSal: "un tavolo e una legge"

Trasferimenti di cani all'estero, MinSal: "un tavolo e una legge"
Serve una legge. "Per opporci ai trasferimenti all'estero non abbiamo lo strumento giuridico" dicono dalla task force ministeriale. Rosalba Matassa, coordinatrice dell'Unità operativa per la tutela degli animali, lotta a randagismo e maltrattamenti del Ministero della Salute, interviene sulle pagine di Repubblica.it sul fenomeno dei trasferimenti all'estero.
Il quotidiano ha pubblicato una inchiesta di Margherita D'Amico sui trasferimenti di cani all'estero: migliaia di animali trasferiti in Germania e in altri paesi senza che sia neppure precisato il nome di chi li adotta. Poi se ne perdono le tracce e si aprono gli scenari più foschi.

La dirigente ministeriale aggiunge:"Sulla scia delle nostre proteste la Svizzera si è attivata per prevedere, come noi, l'obbligatorietà di iscrizione dei cani all'anagrafe. Abbiamo quindi fatto richiesta di istituire un tavolo di lavoro con i ministeri degli Esteri e degli Interni, che serva a regolamentare questa circolazione problematica, a garantirne le procedure".

L'articolo ricorda una interrogazione dell'europarlamentare Cristiana Muscardini, vicepresidente della Commissione commercio internazionale, in cui si chiedevano lumi sulla movimentazione internazionale di randagi ipotizzandone la macellazione clandestina, l'uso come inconsapevoli corrieri di droga o per la produzione di pelli e pellicce.

Gli animali partono verso regioni del Continente dove il randagismo "non è mai esistito perché oltre a uccidere si sterilizza a dovere". A Verona, nel 1995, si indagò per verificare nomi e indirizzi a cui erano stati inviati cento cani. Gli intestatari risultarono tutti falsi o morti, ma la faccenda fu presto dimenticata. Gli animali in uscita- scrive Margherita D'Amico,  sono così numerosi che " è utopistico verificare che abbiano davvero trovato famiglia". 
"Non esistono risorse né condizioni materiali per effettuare regolari tour del nord Europa, entrando nelle abitazioni private. In alcuni casi, chi esporta intasca pure i contributi erogati da alcuni Comuni italiani per promuovere le adozioni; alcune Asl poi concedono gratuitamente passaporti che di solito hanno un costo. Per i cani, s'intende, poiché i gatti, privi di anagrafe, viaggiano senza nemmeno il microchip: invisibili".

L'inchiesta ricorda che nel 2006,  si aprì un'inchiesta sfociata nell'unico procedimento giudiziario mai istruito su un caso del genere. Un processo che procede a rilento e di cui si avvicinano i tempi di prescrizione - presso il Tribunale di Napoli. Nella fase delle indagini si appurò che i presunti adottanti dei randagi che partivano dal canile di Panza, a Forio d'Ischia, non esistevano. I cinque responsabili della struttura furono rinviati a giudizio con gravi capi d'accusa, mentre ai rappresentanti delle Asl fu imputato il falso ideologico.

"Spetterebbe all'Unione europea stabilire regole secondo cui gli animali non siano considerati merce", dichiara Paola Tintori, presidente dell'Enpa di Perugia.  "L'Enpa dice un no netto ai trasferimenti da canile a canile. Ma non possiamo opporci, come cittadini comunitari, alle adozioni individuali. Con la delega dei Comuni, in base all'art 998 UE, si possono portare via fino a cinque cani a testa, anche in auto". Oltre però le regole Traces (Trade Control and Export System, piattaforma informatica veterinaria comunitaria che dovrebbe segnalare, certificare e verificare esportazioni, importazioni e scambi di animali e prodotti di origine animale) prevedono che al momento del rilascio della documentazione necessaria al viaggio per un numero di cani superiore a cinque l'autorità sanitaria di un paese mandi comunicazione per via informatica all'autorità omologa del paese di destinazione. "Poiché in ambito europeo le norme su animali d'affezione e randagismo sono diverse, è la stessa UE che dovrebbe lavorare a un'omologazione normativa e farla poi rispettare".

Secondo Maria Pagano di UNA (Uomo natura animali) di Ischia, "un perfezionamento normativo dovrebbe punire in modo severissimo chi fa business con gli animali oltre Comuni e Asl inadempienti. Suonerà impopolare, ma andrebbe pure ridimensionato lo strapotere concesso alle associazioni. Buone o cattive, dovrebbero fornire la loro collaborazione senza gestire il problema randagismo in sostituzione delle istituzioni assenti".