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LE PAROLE DEL PADRE

Chiara Santoli, la Procura ha archiviato il caso

Chiara Santoli, la Procura ha archiviato il caso
Il Tibunale di Verona ha archiviato il caso della giovane Chiara Santoli, uccisa dal bovino che stava accudendo in stalla. Le dichiarazioni del padre che vorrebbe riaprire il caso.

A tre anni, quasi esatti, dalla morte della giovane veterinaria di Rovereto, colpita fatalmente da un bovino in una stalla del veronese, il Giudice per le Indagini Preliminari ha accolto la richiesta di archiviazione della Procura. A causa di una reazione dell'animale, Chiara Santoli, fu sbalzata contro la recinzione del box in cui si trovava per praticare sull'animale. La venticinquenne morì dopo poco, per gravi lesioni interne. La tragedia suscitò una forte e immediata emozione nel settore.

Nel terzo anniversario della morte della giovane Veterinaria, il Giudice ha notificato il decreto di archiviazione alla famiglia. Il padre, Giuseppe, ha dichiarato al Corriere di Verona che farà di tutto per avere giustizia, nonostante quella che definisce "una pietra tombale sul procedimento, perché se non emergeranno nuovi elementi processuali non potrà essere riaperto il caso". All'epoca dei fatti, ricorda Santoli, il Procuratore di Verona dichiarò ai giornalisti, lo stesso giorno della morte della figlia, di non ravvisare ipotesi di reato. Per la Procura si era trattato di "un dramma che non ha colpe e non ha colpevoli».

Il padre della giovane, laureato in scienze agrarie, dichiara di conoscere le stalle e di averne anche progettate. In quella dove si è consumata la tragedia entrò su autorizzazione del magistrato, con una ordinanza di sopralluogo. "Abbiamo scoperto irregolarità” - dichiara Santoli. “Nei box dovevano esserci delle vie di fuga e lì non c’erano".

L'accusa ha accreditato la tesi che sia stato un evento imprevedibile. Anche l'allora Governatore Luca Zaia parlò di "fatalità rarissima".Al Pubblico Ministero vennero portate argomentazioni sul comportamento condizionabile degli animali in presenza di fattori esterni e che, in quella stalla, "non c'erano misure per prevenirle". Quanto alle ricostruzioni dei fatti, secondo il padre di Chiara ci si sarebbe basati solo sulle dichiarazioni del proprietario e del veterinario che accompagnava la giovane. 

Chiara era impiegata con il Collega in una sorta di apprendistato di tirocinio tra il veronese e il mantovano. "Non è mai stata pagata e lavorava senza assicurazione"- dichiara l'uomo. L'ispettorato del Lavoro a due anni dalla morte della giovane ha convocato Santoli padre per sapere che tipo di rapporto di lavoro avesse con il Veterinario tutor. Nè l'Ispettorato nè l'Inail hanno ravvisato le condizioni per un indennizzo.

L'Università di Padova ha dedicato a Chiara Santoli una borsa di ricerca.