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L'INIZIATIVA

Catanzaro: appello per riattivare Medicina Veterinaria

Catanzaro: appello per riattivare Medicina Veterinaria
La mancata riattivazione della Facoltà di Medicina Veterinaria all’Università “Magna Graecia” riaccende il consiglio comunale di Catanzaro. Appello alla Regione e al Ministero. “La città non può subire altre penalizzazioni” affermano i consiglieri Antonio Barberio, Giulia Procopi e Raffaele Seró. Con una nota stampa congiunta, ripresa dal notiziario Calabria7, i tre esponenti lanciano un appello “chiaro e deciso” al Ministero dell’Università e della Ricerca, alla Regione Calabria e al Rettorato: “Si proceda immediatamente all’attivazione del corso di laurea, senza ulteriori indugi o rinvii”, scrivono i consiglieri che sottolineano come “Catanzaro abbia già subito, negli ultimi anni, un progressivo depotenziamento dell’offerta formativa, a partire dal trasferimento della Facoltà di Medicina e Chirurgia verso altre sedi, con ricadute gravi su economia, abitazioni e vita sociale”.

Il rilancio di Medicina Veterinaria “rappresenterebbe un’occasione strategica non solo per diversificare e potenziare l’offerta didattica universitaria, ma anche per restituire a Catanzaro il ruolo di polo accademico di riferimento a livello regionale e interregionale”. Secondo i consiglieri, si tratterebbe di uno dei pochi corsi del genere nel Sud Italia, capace di attirare studenti, investimenti e progetti nel settore della sanità animale, sicurezza alimentare e ambiente. Allo stesso tempo, invitano il Rettore a garantire “tempi certi, strutture adeguate per superare il vaglio dell’ANVUR e piena collaborazione con le istituzioni locali”.

Il parere dell'ANVUR- La recente richiesta di riattivazione del corso di laurea in medicina veterinaria non ha superato la valutazione dell'Agenzia Nazionale di Valutazione Università e Ricerca.   Nonostante il parere positivo della Regione Calabria e una progettazione coerente con le Linee Guida dell’Anvur, le motivazioni che hanno indotto all’istituzione del corso “non sono completamente approfondite”. Manca, soprattutto - prosegue l’Agenzia - l’analisi sull’andamento dei corsi già attivi nelle regioni limitrofe (Sicilia, Puglia, Campania) e manca uno studio del settore. Gli sbocchi occupazionali “sono solo parzialmente enunciati, anche in maniera generica, incompleti e non suffragati da un’analisi reale dei bisogni occupazionali futuri sia locali che nazionali”.

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