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LE INDAGINI

Morte di Chiara, la Procura: non ci sono colpevoli

Morte di Chiara, la Procura: non ci sono colpevoli
Si sono svolti sabato scorso i funerali della giovane Chiara Santoli. Sul corpo non è stata disposta l'autopsia. Per la procura di Verona, la dinamica è già chiara: "una tragedia imprevedibile".

Una comunità straziata ha salutato sabato scorso per l'ultima volta Chiara Santoli, la giovane Veterinaria rimasta uccisa sotto il colpo infertole da un bovino. La Procura di Verona non ha disposto l'autopsia non ritenendolo necessario ai fini delle indagini, aperte d'ufficio dopo la tragedia, ma che si chiuderanno in breve tempo.

Non stava visitando l'animale- Gli accertamenti hanno appurato come, a differenza di quanto emerso nelle primissime ore successive alla morte della giovane dottoressa, la 25enne non stesse visitando la mucca che l’ha colpita facendola cadere e sbattere violentemente tra la ringhiera e il box, dove è rimasta schiacciata morendo sul colpo. Chiara stava invece camminando all’interno del recinto insieme al proprio tutor, un veterinario veronese libero professionista esperto del settore, osservando le mucche gravide, quando all’improvviso uno dei bovini l’ha colpita col muso. A nulla purtroppo sono valsi i tentativi di rianimarla, svolti immediatamente dal veterinario che era con lei e successivamente dal personale del Suem 118.

La Procura- «Una tragedia imprevedibile, un dramma che non ha colpe e non ha colpevoli»- ha dichiarato la Procura di Verona. Anche secondo lo Spisal di Verona, è stata una tragica fatalità ad uccidere la 25enne veterinaria di Rovereto sul lavoro mentre si trovava all’interno dell’allevamento bovino dell’agrigelateria Corte Vittoria a Custoza.  Bruno Francesco Bruni, procuratore reggente di Verona, è rimasto «senza parole per l’assurda dinamica dell’incidente» che ha tolto la vita alla giovane veterinaria trentina: «Impossibile prevedere un’eventualità del genere, da parte nostra — spiega al Corriere della Sera il capo della Procura scaligera — abbiamo subito aperto doverosamente un fascicolo, ma si tratta di un’indagine che non ha indagati né ipotesi di reato».

È il cosiddetto «modello 45» (relativo «fatti non costituenti reato»): l’intenzione della magistratura veronese, che non ha disposto l’autopsia «essendo già perfettamente chiara la dinamica in cui la vittima ha perso la vita», è di chiudere in brevissimo tempo le indagini appena verrà depositata la definiva relazione sull’accaduto da parte dello Spisal, il Servizio di prevenzione, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Usl 9 di Verona. (fonte)

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