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ONE HEALTH

Pregliasco e Orifici: gli animali non contagiano, la ricerca vada avanti

Pregliasco e Orifici: gli animali non contagiano, la ricerca vada avanti
Non esiste alcuna evidenza che gli animali domestici giochino un ruolo nella diffusione di SARS-CoV-2. Ma la ricerca non deve mai fermarsi.

«A oggi non c’è nessuna prova di un rischio dell’uomo rispetto agli animali, ma nel mare di ricerche che si stanno facendo è fondamentale anche questa. Bisogna fare un approfondimento epidemiologico, questa è fra le tante cose che ci mancano nella conoscenza di questo virus». Lo dichiara il virologo Fabrizio Pregliasco a Vanityfair, spiegando che "la ricerca deve andare in tutte le direzioni possibili, nello studio dei comportamenti del virus rispetto agli organismi che incontra".

E' un virus nuovo «di cui abbiamo informazioni parziali dall’epicentro cinese», aggiunge Francesco Orifici dell’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani. «Per i due casi riferibili ai due cani di Honk Hong sappiamo poco, sappiamo che probabilmente si sono contagiati, non infettati però. Rilevare un virus a livello delle mucose orofaringee non vuol dire che quell’animale abbia sviluppato la patologia».
Questi animali non si sono però ammalati. «Ci aspettiamo», spiega il veterinario, «che animali che sono in stretta convivenza con persone malate che eliminano grosse quantità di virus possano venire a contatto con questo. Come c’è la possibilità di trovare virus in tutta la casa della persona infetta. Si stanno invece facendo ricerche per capire se, dopo una mutazione del genoma del virus, questo possa adattarsi all’animale. Questo per ora non è avvenuto».

I casi sono così limitati che non permettono statistiche, ma dal passato arrivano certezze. «Sappiamo da decine di anni che cani e gatti possono ospitare alcuni virus della famiglia dei coronavirus e sappiamo anche che questi virus ospitati dagli animali non hanno mai fatto il salto di specie. Non è mai avvenuta la trasmissione da cane o gatto a uomo di altri coronavirus in passato».

One Health.Le parole di Pregliasco e Orifici fanno convergere l'approccio della medicina e della veterinaria, «perché gli animali sono fondamentali in questi giorni di isolamento dal punto di vista psicologico», anche i veterinari sono aperti a studi paralleli. «Non si può pensare per comparti, alla salute del singolo animale o del solo essere umano, servono le competenze specifiche per guardare a quella che è la salute nel suo complesso». Senza inutili allarmismi.