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ESOTICI DA COMPAGNIA

Animali in condominio: tradito lo spirito della norma

Animali in condominio: tradito lo spirito della norma
Più litigi e più abbandoni con l'errata di definizione di "animali domestici". La Commissione Giustizia ha ancora poco tempo per ricredersi.

Le nuove norme del condominio dimenticano milioni di proprietari pesci, coniglietti, criceti e tartarughe. I medici veterinari italiani della SIVAE continuano ad appellarsi ai Senatori della Commissione Giustizia: ripristinare la definizione di animali "domestici" in animali "da compagnia". E' l'unica definizione corretta.

I medici veterinari della SIVAE (Società Italiana Veterinari per Animali Esotici- federata ANMVI) sono stati i primi a sollevare il problema, facendo notare come il termine "domestici" sia fuorviante e paradossale: è domestica la capra, ma non il criceto. Eppure fra i due è chiaro chi può stare dentro gli appartamenti condominiali.

Lo spirito della norma- assegnata in sede deliberante- è di mettere fine al divieto di animali d'affezione nei Regolamenti condominiali, ma se non si correggerà la terminologia, milioni di esemplari, legalmente detenuti dalle famiglie italiane, rimarranno a rischio di discriminazione.

Milioni di silenziosi e innocui animali d'affezione potrebbero finire nella spirale delle liti condominiali, magari solo in funzione pretestuosamente conflittuale. E rischiare l'abbandono, un fenomeno con conseguenze importanti sulla tutela animale e sull'ambiente.

Con un comunicato stampa e un nuovo appello ai relatori Sen Mugnai e Sen Galperti e a tutti i componenti della 2° Commissione Giustizia, l'ANMVI ha nuovamente sollecitato modifiche al testo.