Più litigi e più abbandoni con l'errata di definizione di "animali domestici". La Commissione Giustizia ha ancora poco tempo per ricredersi.
Le nuove norme del condominio dimenticano milioni di proprietari pesci, coniglietti, criceti e tartarughe. I medici veterinari italiani della SIVAE continuano ad appellarsi ai Senatori della Commissione Giustizia: ripristinare la definizione di animali "domestici" in animali "da compagnia". E' l'unica definizione corretta.
I medici veterinari della SIVAE (Società Italiana Veterinari per Animali Esotici- federata ANMVI) sono stati i primi a sollevare il problema, facendo notare come il termine "domestici" sia fuorviante e paradossale: è domestica la capra, ma non il criceto. Eppure fra i due è chiaro chi può stare dentro gli appartamenti condominiali.
Lo spirito della norma- assegnata in sede deliberante- è di mettere fine al divieto di animali d'affezione nei Regolamenti condominiali, ma se non si correggerà la terminologia, milioni di esemplari, legalmente detenuti dalle famiglie italiane, rimarranno a rischio di discriminazione.
Milioni di silenziosi e innocui animali d'affezione potrebbero finire nella spirale delle liti condominiali, magari solo in funzione pretestuosamente conflittuale. E rischiare l'abbandono, un fenomeno con conseguenze importanti sulla tutela animale e sull'ambiente.
Con un comunicato stampa e un nuovo appello ai relatori Sen Mugnai e Sen Galperti e a tutti i componenti della 2° Commissione Giustizia, l'ANMVI ha nuovamente sollecitato modifiche al testo.
NOTIZIE PIU' LETTE
- Addio a Fabio Viganò, pioniere della medicina d'urgenza
- TolcVet recuperati: in graduatoria con almeno 53,24 punti
- Cani pericolosi: no alle black list, sì al patentino obbligatorio
- Sterilizzazione, dalla Wsava le prime linee guida mondiali
- Farmaco Veterinario: le faq del Ministero della Salute
- Virus influenzali: riunito il Gruppo di esperti del Ministero