In Europa si discute di riordino dell'IVA e di accordare agli Stati Membri la facoltà della tassazione ridotta. Con una lettera indirizzata ai Ministri Tremonti e Ronchi e al Sottosegretario Francesca Martini, il Presidente dell'ANMVI sollecita l'Italia a ridurre l'IVA sulle prestazioni veterinarie e sul pet food. Il Commissario europeo alla fiscalità,
Laszlo Kovacs, ha proposto di modificare la
Direttiva 2006/112/CE del Consiglio del 28 novembre 2006 che regola l'imposta sul valore aggiunto.
La selva di aliquote differenziate, attualmente applicate nel territorio comunitario, può infatti rappresentare un fattore distorsivo della concorrenza. Lo scopo della proposta è quindi di consentire agli Stati Membri di ridurre le aliquote IVA applicate ad alcune categorie di beni e servizi, purché non risulti compromesso il buon funzionamento del mercato interno comunitario.
[IMMAGINE3]Il Presidente dell'ANMVI ha inviato una nota al Ministro dell'Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, affinchè sostenga in sede europea la proposta di riordino e riduzione dell'imposta in sede europea, con particolare riguardo alle prestazioni veterinarie sugli animali da compagnia e sul pet food. " Crediamo che l'Italia non possa esimersi dall'esercitare questa facoltà - scrive il Presidente Carlo Scotti- e dal cogliere l'occasione per ridurre al 10% (almeno) l'IVA applicata alle prestazioni veterinarie e ai prodotti alimentari per animali da compagnia, considerando che l'aliquota attualmente in vigore (20%) porta la salute e il mantenimento degli animali d'affezione sullo stesso piano di un bene di lusso".
Quanto richiesto dall'Associazione favorirebbe il buon funzionamento del mercato interno comunitario e solleverebbe il nostro Paese da una evidente penalizzazione fiscale rispetto ai concorrenti europei.
La stessa sollecitazione è stata inviata al Ministro alle Politiche Europee Andrea Ronchi e al Sottosegretario di Stato alla Salute Francesca Martini, osservando che una riduzione in tal senso gioverebbe:
- ai proprietari consumatori che vedrebbero decurtati gli oneri fiscali su prestazioni e beni necessari per la salute e il benessere degli animali;
- agli animali d'affezione i cui costi di mantenimento non potrebbero più rappresentare un disincentivo all'adozione o all'acquisto di un animale da detenere a scopo di compagnia, o peggio costituire l'alibi per reati penali come l'abbandono e il maltrattamento;
- alla libera circolazione delle prestazioni veterinarie in Europa, ai sensi della Direttiva 36/2005/CE- recepita dall'Italia- che armonizza le qualifiche professionali, ma nel permanere di una forte diversificazione delle aliquote applicate in Europa sulle prestazioni veterinarie, che vede l'Italia fra i Paesi con la percentuale di imposta più elevata;
"Sarebbe oltremodo difficile - conclude Scotti- giustificare agli occhi di milioni di proprietari un alleggerimento dell'imposta su beni come il giardinaggio e la cosmesi (legittimamente ricompresi nelle modifiche proposte dal Commissario alla fiscalità Laszlo Kovacs) ma non su prestazioni sanitarie aventi risvolti di sanità animale e di sanità pubblica né su beni di prima di necessità come gli alimenti per animali da compagnia".
L'esigenza di una armonizzazione dell'imposta, anche a seguito della libera circolazione dei professionisti, era già stata fatta presente dall'Associazione all'ex Ministro per le Politiche Comunitarie Emma Bonino e- più recentemente- allo stesso Ministro Tremonti.
TROPPE TASSE ANCHE PER CANI E GATTI