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FRODI ALIMENTARI

Cosa c’è dentro il kebab? Uno studio dell’Izs Lazio e Toscana

Cosa c’è dentro il kebab? Uno studio dell’Izs Lazio e Toscana
Ad insaputa del consumatore, il kebab contiene a volte maiale. Lo svela ilfattoalimentare.it che pubblica una ricerca dell'Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana.

Lo studio "Utilizzo del metodo microarray per l'identificazione delle specie zoologiche nei kebab" è il frutto di una ricerca coordinata da Bianca Maria Varcasia, insieme a Bilei e De Santis, riguardante l'utilizzo di carni kebab. Lo scopo dell'indagine è di escludere le frodi alimentari, ossia la produzione ed il commercio di alimenti "non conformi a quanto dichiarato" in etichetta.

Punto di partenza della ricerca- condotta fra il 2010 e il 2011- sono i dati dell'Europa che hanno evidenziato la presenza di non conformità, relativamente alla specie zoologica dichiarata in etichetta, su di un numero rilevante di campioni analizzati. Solo in Inghilterra, "più del 50% dei doner kebab contiene carne diversa da pollo o vitello tra cui quella di pecora o maiale.

Da qui è nata l'esigenza da parte dei Servizi Veterinari, per i controlli ufficiali e da parte degli operatori del settore alimentare per gli autocontrolli, di verificare la presenza di tali fr
odi alimentari.

Dei 44 campioni di kebab analizzati dall'Izs, 35 (79%) risultavano provvisti di etichettatura. Per questi campioni è stato possibile confrontare i risultati ottenuti con quanto dichiarato dal produttore. Per i restanti 9 campioni (21%) non è stato possibile reperire informazioni circa la composizione, in quanto prodotti artigianalmente presso il punto di vendita. La conformità o la non conformità di un campione è stata assegnata per confronto dei risultati di laboratorio con quanto dichiarato o con quanto riportato nella letteratura scientifica, nel caso di mancanza d'informazioni sulla composizione. Il 75% (n. 33) dei campioni è risultato conforme. Il 59% apparteneva alla categoria dei kebab provvisti di etichettatura, mentre il 16% rappresenta la percentuale dei campioni per i quali non è dichiarata la composizione.

Tra gli 11 campioni non conformi (25%), sono inclusi 2 campioni contenenti carne suina (5%) e 9
campioni (20%) con carne di vitello dichiarata in etichetta, la cui presenza non è stata però confermata dagli esami di laboratorio.

La sostituzione di specie è considerata una frode commerciale, punibile con sanzioni in quanto finalizzata all'ottenimento di un illecito profitto a danno del consumatore. Tuttavia, essendo le carni alimenti proteici, la scorretta etichettatura può rappresentare un pericolo per persone affette da allergie alimentari. La carne di suino, infatti, tra le varie specie zoologiche, è quella annoverata tra le cause più frequenti di allergia, quindi la presenza non dichiarata di tale carne nei kebab può essere ascrivibile sia al campo delle frodi sanitarie che commerciali.

pdfLA_RICERCA_DELLIZS_LAZIO_E_TOSCANA.pdf453.48 KB