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SALSICCE DI CINGHIALE

Trichinellosi confermata a Foggia, non capitava dal 1968

Trichinellosi confermata a Foggia, non capitava dal 1968
Le persone coinvolte nel focolaio appartengono alle famiglie di due cacciatori che avevano abbattuto due cinghiali ricavandone, in modo casalingo, salsicce.
Tre persone appartenenti a una stessa famiglia sono state ricoverate in ospedale e sono risultate contagiate dalla trichinellosi per avere mangiato salsicce stagionate di cinghiale confezionate sottovuoto e di produzione familiare. Le trichinelle sono parassiti che vivono nell'intestino tenue e che provocano gastroenteria, dolori muscolari, febbre e, nei casi più gravi, anche la morte.

Il periodo di incubazione varia da poche ore a sette-dieci giorni. Particolarmente a rischio sono le carni di cinghiali o suini domestici se allevati allo stato brado, ma anche altre specie selvatiche: volpi, orsi, roditori. Non si ha trasmissione da persona a persona. I pazienti sono stati ricoverati e curati nell'ospedale Casa Sollievo della sofferenza a San Giovanni Rotondo. La diagnosi è stata confermata dalle analisi di veterinari dell'Izs (Istituto zooprofilattico sperimentale della Puglia e della Basilicata) e dei Servizi veterinari della Asl di Foggia e dall'Istituto superiore di sanità.

Dopo un secondo caso clinico (9 febbraio), la sospetta richiesta di un privato che rivoltosi all'Izs per sapere come far controllare una salsiccia di cinghiale in suo possesso e la collaborazione dei pazienti, si è riusciti ad arrivare - si legge in una nota della Asl di Foggia - alle salsicce stagionate di cinghiale confezionate sottovuoto e di produzione familiare. Le analisi hanno confermato che si trattava di carni contaminate con cariche elevate di larve di trichinella spp. Le salsicce erano state consumate da fine dicembre e anche al cenone di Capodanno, fino al primo sospetto diagnostico formulato a fine gennaio.