Falconeria, addestramento non è competenza regionale

Impugnata la decisione del Veneto di assumere alcune competenze in materia di addestramento e allenamento dei falchi per l’esercizio venatorio.

La legge regionale dell'8 febbraio scorso è stata impugnata dal Governo, per violazione della legislazione nazionale sulla tutela della fauna selvatica. La Regione Veneto attribuendosi alcune competenze- e diventando di conseguenza beneficiaria delle sanzioni in caso di violazioni- avrebbe abbassato il livello di tutela della fauna selvatica.

La legge veneta era stata licenziata dopo aver consultato le organizzazioni professionali agricole e le associazioni ambientaliste e venatorie, ed è destinata a incidere sulla disciplina regionale della falconeria consentendo l'addestramento e il volo del falco senza limiti temporali e in tutto il Veneto, previa iscrizione nell'apposito registro.

E' alla Regione che il falconiere deve comunicare il fondo sul quale esercita al volo i falchi e il periodo di utilizzo del rapace. Ed è la Regione- sempre secondo la legge impugnata-  che autorizza ad addestrare ed allenare i falchi durante l’intero periodo dell’anno, nonché a partecipare alle gare o alle prove cinofile. Ed è sempre la Regione ad assumere il potere di  autorizzare l’istituzione di apposite zone con periodi per l’addestramento e l’allenamento dei falchi, accompagnati anche dai cani, con l’abbattimento di fauna di allevamento appartenente a specie cacciabili.

La norma regionale prevede anche la possibilità di avvalersi dei falconieri per attività di controllo della fauna inselvatichità e per altri piani dì controllo o di dissuasione dì specie invasive, così come per interventi dì riabilitazione dei rapaci in difficoltà.

Per Palazzo Chigi le disposizioni regionali " tendono a ridurre in pejus il livello di tutela della fauna selvatica stabilito dalla legislazione nazionale, invadendo anche -illegittimamente- la competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema.