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EDITORIALE DELLA SETTIMANA

Le vaccinazioni? Ci sono quelle core e non-core

Le vaccinazioni? Ci sono quelle core e non-core
Le profilassi vaccinali dell’uomo e degli animali fanno parte delle conquiste scientifiche e culturali della nostra società moderna. Trovo alquanto stupefacenti le recenti polemiche sull’utilizzo delle vaccinazioni nell’uomo, considerando quanto abbiano contribuito al miglioramento delle nostre aspettativa di vita e come abbiano contribuito a debellare  malattie infettive estremamente pericolose come il vaiolo.

Nei Paesi dove le condizioni socio-economiche l’hanno consentito, la convivenza familiare con gli animali da compagnia è diventata un fenomeno di massa, al quale si è accompagnato un elevato tenore sanitario, che, nella sua espressione culturalmente più avanzata, si è tradotto in una aumentata prevenzione veterinaria, attuata anche attraverso l’utilizzo estensivo delle vaccinazioni.

Lo slogan prevenire è meglio che curare sintetizza il comportamento ideale del proprietario responsabile, che non farà mancare le vaccinazioni al suo cane o gatto.

Quali vaccinazioni? La comunità veterinaria mondiale parla di vaccini core (diciamo essenziali) e non-core (diciamo da valutare caso per caso). Si è inoltre dotata di linee guida, che non vanno prese come  “tavole della legge”, ma che richiedono una valutazione, paziente per paziente, da parte del Medico Veterinario curante. E’ infatti quest’ultimo a predisporre i programmi vaccinali adatti alla situazione. Alcune raccomandazioni di fondo valgono universalmente sia per i cani che per i gatti, altre invece dipendono dalle diverse caratteristiche di specie e dalle differenti malattie infettive.

Nel cane ad esempio, ci sono patologie ancora oggi estremamente pericolose e diffuse quali parvovirosi, cimurro e leptospirosi, quest’ultima pericolosa anche per l’uomo in quanto zoonosi. Ve ne sono poi altre che, proprio grazie alle pratiche vaccinali protratte per decenni, possono ritenersi quasi estinte. Nel gatto le profilassi più comuni riguardano la panleucopenia (parvovirosi), la rinotracheite, la calicivirosi e la leucemia felina.

Entrambi i pet, in quanto carnivori sono soggetti alla rabbia silvestre che in Italia è stata debellata, ma non in tutta l’Unione Europea: se viaggiate al di fuori dei confini nazionali non potrete imbarcarvi sull’aereo o sulla nave senza il certificato sanitario (pet passport) che attesta l’avvenuta profilassi antirabbica. In alcuni Paesi, soprattutto dell’est Europa, la rabbia rappresenta ancora una patologia infettiva estremamente pericolosa anche per l’uomo.

Quali vaccinazione deve quindi fare il mio cane o gatto? A questa domanda dovrà rispondere il vostro veterinario di fiducia, valutando caso per caso la reale necessità. Ad esempio un gatto anziano che vive esclusivamente “indoor” e non ha contatti con altri felini, non avrà alcun bisogno di vaccinarsi contro la leucemia felina, al contrario di un gatto che ha libero accesso all’esterno e può venire in contatto con numerosi altri felini.

Quante vaccinazioni dovrà fare il mio pet, e con quale cadenza? Anche in questo caso è il medico veterinario che potrà consigliare un piano vaccinale ‘personalizzato’. Esistono ormai delle linee guida validate dalla comunità scientifica veterinaria per le principali profilassi vaccinali e per le diverse specie, ma ogni animale  va sempre considerato come un paziente  singolo, nella sua unicità. Un cucciolo di cane, nelle prime settimane di vita, ad esempio, se riceve il colostro dalla madre avrà sviluppato una immunità passiva contro le più comuni malattie infettive. La regolare vaccinazione della madre contribuisce a rendere il colostro protettivo verso i cuccioli che, tuttavia, crescendo perdono questo beneficio naturale. Questa decisione viene quindi ponderata in base all’età del paziente, alle sua abitudini (per esempio se ha frequenti contatti con altri consimili o meno), agli ambienti che frequenta, allo stato di salute del paziente, ecc. Per questa ragione non si può prescindere da una accurata visita veterinaria periodica.

I richiami vaccinali, infine, devono attenersi alle indicazioni d’uso riportate nei foglietti illustrativi dei vaccini, i quali- non va dimenticato- sono disponibili su autorizzazione all’immissione in commercio del Ministero della Salute e devono essere somministrati dal Medico Veterinario.

La regolare osservanza del piano vaccinale e delle visite cliniche protegge il cane e il gatto dal rischio di contrarre malattie infettive che possono esporre a condizioni di salute anche gravemente invalidanti per l’animale e per la convivenza familiare. Ogni proprietario dovrebbe sapere che la protezione sanitaria del proprio pet- anche quello che vive spesso in casa- concorre a proteggere la sanità pubblica del Paese. (da: Salute degli Animali, Supplemento Io Donna, RCS)


Walter Bertazzolo, Presidente SCIVAC - Società Culturale Italiana Veterinari per Animali da Compagnia