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GIORNATA DELLA SUINICOLTURA

PSA, il Veterinario è il primo riferimento dopo i familiari

PSA, il Veterinario è il primo riferimento dopo i familiari
Dopo 4 anni di emergenza, gli allevatori che stanno affrontando la Peste Suina Africana considerano il Veterinario come la prima persona di riferimento dopo i familiari.

Il Veterinario privato è colui che, nel corso dell’emergenza PSA, ha dato il maggiore supporto e occasioni di dialogo, dopo le persone di famiglia. Il dato emerge dalla Giornata della Suinicoltura in corso a Modena, alla presenza di istituzioni, allevatori, veterinari e addetti ai lavori. Anche le autorità di controllo hanno avuto un ruolo importante, più dei collaboratori, di altri allevatori e delle stesse  organizzazioni sindacali.

L’impatto emotivo e psicologico delle emergenze sanitarie sugli allevatori è stato al centro di una indagine, presentata questa mattina da Emanuela Prato Previde, Docente di Psicologia all’Università di Milano e da Luigi Galimberti, Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Lodi. Gli ultimi 4 anni di PSA hanno avuto ovvie conseguenze sulla redditività aziendale, ma hanno influito anche sul benessere psicofisico, un aspetto inedito dell’emergenza, investigato per la prima volta dalla ricerca presentata questa mattina. 

Il ruolo del Veterinario privato emerge al massimo grado anche nel giudizio che gli allevatori danno su chi abbia fatto tutto il possibile per prevenire l’emergenza o per fronteggiarla. Gli allevatori ritengono in larga maggioranza (83%) di avere fatto tutto il possibile e attribuiscono lo stesso sforzo ai loro Veterinari e tecnici. Solo il 16% degli intervistati ritiene che non sia così.
Per la maggioranza dei rispondenti c’è stato un impatto psicologico evidente: la PSA ha influito “moltissimo” per il 32%; “molto” per il 42%.  Questi stati d’animo, ha spiegato la relatrice, influiscono sulla buona riuscita della gestione e sulla lucidità delle scelte. Di qui l’importanza di un supporto di “coping” da parte di persone esterne alla cerchia famigliare, come appunto il Veterinario, ma anche di veri e propri esperti che per il 52% dei rispondenti potrebbero rivelarsi utili.
La riorganizzazione della azienda, causata dal divieto di movimentare suini, ha inciso “moltissimo” sul morale e sulle relazioni umane, con i famigliari e con i dipendenti. Quel 75% di allevatori che risponde di avere accusato sul piano psicologico la PSA offre una percezione soggettiva, puntualizza la ricercatrice Emanuela Prato Previde, ma è un percepito che emerge con chiarezza.

L’informazione non è mancata-  Solo il 5 percento degli allevatori ritiene di non essere stato adeguatamente informato sulla patologia, sulla sua gravità, sui rischi e sui metodi di prevenzione e intervento. Anche sulla biosicurezza, leit motiv degli interventi congressuali, gli allevatori ritengono di essere adeguatamente informati sulle procedure e sulla loro importanza per l’azienda zootecnica. Ma bisogna arrivare a livelli di biosicurezza maggiori- è la convinzione diffusa sul palco dei relatori- che però non trascura le voci critiche della platea.

“Anche gli allevatori hanno un cuore”- - Non tutti gli intervistati hanno fatto l’esperienza dell’abbattimento dei suini, ma lo shock riverbera sulla categoria. Dall’indagine emerge che l’abbattimento viene a volte percepito come un fallimento personale. Solo la consapevolezza di "aver fatto tutto il possile" può mitigare un disagio che può sfociare nel senso di colpa. La relatrice Prato Previde ha spiegato che una situazione percepita come al di fuori del proprio controllo può impattare sul desiderio di ricominciare l'attività.

Ricominciare?- Una emergenza come quella creata dalla PSA, che comporta la necessità di abbattere gli animali, influisce negativamente (“moltissimo” per il 45% e “molto” per il 31%) causando sentimenti di fallimento personale, una diminuzione dell’autostima e un senso di perdita di controllo sul futuro dell’azienda.
Nei momenti di maggiore criticità le emozioni sono basiche e si presentano spesso tutte insieme (35%): rabbia (26%); paura (14%); frustrazione (18%): disperazione (8%). La spinta a ripartire è influenzata da queste emozioni. Solo il 28% dichiara di essere riuscito a intravvedere la possibilità di rimettere in attività la propria azienda. E arriva anche il senso di colpa e di fallimento personale che solo l’aver fatto tutto il possile può temperare.

Il sentiment della ricerca è stato testato in diretta con la platea di Modena. Per l'85% degli allevatori i rischi sanitari sono la principale minaccia. La maggioranza della platea rifarebbe comunque il suinicoltore.