• Utenti 10
  • Articoli pubblicati dal 4 novembre 2001: 30955
CARABINIERI NIPAAF

Cani venduti on line, indagati anche due Veterinari

Cani venduti on line, indagati anche due Veterinari
I Carabinieri del Gruppo Forestale di Latina hanno stroncato un traffico illegale di cani venduti online. Indagate 14 persone. False attestazioni veterinarie.

Ricostruita la filiera illegale e individuati i componenti. Il 20 novmebre i  Carabinieri del Gruppo Forestale di Latina hanno portato a termine le indagini in corso da un anno, individuando 14 soggetti accusati di associazione per delinquere. Fra loro anche due veterinari che si prestavano per produrre la falsa attestazione utilizzata per esibire pedigree non reali.

L'operazione è stata avviata all'inizio di quest'anno dopo un controllo dei militari del Nipaaf per verificare la natura di una serie di annunci comparsi su internet, soprattutto attraverso il portale Subito.it, pubblicati da privati cittadini per la vendita di cuccioli di razze piuttosto ricercate.

Un primo controllo aveva permesso ai Carabinieri del Gruppo Forestale di risalire a una famiglia composta da un cinquantenne di Latina, dalla compagna ucraina e dalla figlia della donna, tutti e tre indagati perché oltre a una ventina di cani, in casa conservavano anche farmaci per animali vietati.

Dopo quella perquisizione gli investigatori dell'Arma avevano continuata a indagare, risalendo appunto la filiera che alimentava un vero e proprio traffico illecito di animali. È stato scoperto così che il sodalizio recuperava i cuccioli soprattutto nei Paesi dell'Est Europa e li portava in Italia con l'aiuto di una serie di persone, soprattutto ucraini e russi.

Una volta arrivati da noi, i cani passavano per gli studi dei veterinari, di Ladispoli e Cerveteri, che realizzavano le false attestazioni dei pedigree. I cani infatti erano meticci o incroci, sebbene venissero venduti per animali di razza, quindi con costi maggiori. Una vera e propria frode in commercio. Successivamente i cuccioli arrivavano ai soggetti che li vendevano attraverso gli annunci online, come la famiglia di Latina da cui l'indagine è scaturita lo scorso mese di febbraio. (fonte)