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BIODIVERSITA' EQUINA

Razze autoctone: dall'Arma ai centri ippici della FISE

Razze autoctone: dall'Arma ai centri ippici della FISE
Per la prima volta le razze autoctone addestrate dall'Arma entrano nei centri ippici della FISE per essere valorizzati.

Sono arrivati nei centri ippici della FISE in Veneto, i primi cavalli del progetto sperimentale "Razze autoctone". Si tratta di quattro esemplari, collocati in altrettanti centri altrettanti centri federali, di razza Avelignese e del cosiddetto “Cavallino di Monterufoli”, entrambe razze autoctone della tradizione italiana.

Viene così attuata la convenzione siglata a fine anno tra il il Comitato regionale della Federazione Italiana Sport Equestri (FISE)  e il Raggruppamento Carabinieri Biodiversità dell’Arma. I cavalli sono nati, cresciuti e addestrati negli allevamenti dell’Arma che, a oggi, conta oltre 370 equini presso 24 reparti operativi in Italia e oltre 690 in sette centri di allevamento, distribuiti su tutto il territorio nazionale.

I quattro esemplari resteranno nei centi federali veneti per due anni, in comodato d’uso gratuito, impiegati in attività equestri, come la scuola di equitazione, o di turismo. Al termine del biennio è prevista la possibilità di riscattarli dall'Arma dei Carabinieri, proprietaria e concessionaria degli animali. 

Questi cavalli "escono per la prima volta dagli allevamenti statali"- spiega la Presidente Clara Campese- e diversamente "non vedrebbero il loro impiego per attività legate all’Arma a causa della stazza troppo piccola". L'obiettivo- spiega Campese- "è di promuovere l’utilizzo e la valorizzazione nell’equitazione di cavalli italiani" I circoli ippici del Veneto fanno spesso fatica a trovare cavalli idonei per le attività base come la scuola di equitazione, ossia soggetti affidabili e capaci di “insegnare” all’allievo alle prime armi e a fargli fare i primi passi a livello sia amatoriale sia agonistico".

«L’Avelignese, così come il Cavallino di Monterufoli, sono razze antichissime di cavallino, termine italiano equivalente all’anglosassone pony, che, per motivi di altezza e struttura, non possiamo utilizzare nelle attività istituzionali», spiegail Colonnello Carlo Alberto Minniti, a capo del Servizio per la Veterinaria del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri.

«L’allevamento presso le nostre strutture ne tutela l’estinzione curandone al contempo la selezione di razza», spiega poi il Colonello Raffaele Pio Manicone, che continua: «I cavalli che vengono dai nostri allevamenti sono tutti addestrati con metodo naturale, senza coercizione: per noi questo è un aspetto fondamentale che pratichiamo da oltre 20 anni, quando in Italia non era così in auge come ora. La nostra doma dura 3-4 anni e non alcuni mesi come spesso accade, per questo ci auguriamo che la collaborazione con FISE Veneto e il progetto “Razze autoctone” porti anche questa cultura di rispetto del cavallo a più persone possibili».

La convenzione alla base del progetto sperimentale "Razze Autoctone" è stata siglata durante la scorsa edizione di FieraCavalli dalla presidente FISE Veneto Clara Campese e dal Colonnello Raffaele Pio Manicone, Comandante il Raggruppamento Carabinieri Biodiversità. Dal Veneto, il progetto pilota potrebbe estendersi ada altri centri ippici federali.