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COMUNICATO STAMPA

Ancora aggressioni canine, ANMVI: ridateci l’Ordinanza

Ancora aggressioni canine, ANMVI: ridateci l’Ordinanza
Comunicato dell'ANMVI dopo l'ennesimo episodio di aggressione di un cane ai danni del suo stesso proprietario avvenuto nell'aretino.Sospesa dal Tar del Lazio per motivi estranei ai contenuti veterinari, l'Ordinanza del Ministero della Salute per la prevenzione delle aggressioni canine e la tutela dell'incolumità pubblica rivela tutta la sua importanza ad ogni episodio di aggressione.

Il Presidente dell'ANMVI Marco Melosi dichiara in un comunicato stampa ripreso oggi dalle principali agenzie: "Ci restituiscano uno strumento normativo che era il fiore all'occhiello del nostro Paese in fatto di cultura del possesso responsabile dei cani". "Un cavillo estraneo alla sostanza dell'Ordinanza, sta privando da molto tempo i medici veterinari, i proprietari, i cittadini e gli animali stessi di uno strumento fondamentale per la tutela dell'incolumità pubblica dalle aggressioni. Il ricorso ha interrotto un percorso culturale virtuoso verso una cultura progredita in fatto di rapporto uomo-animale".
"Purtroppo, le cronache confermano l'incidenza domestica delle aggressioni da parte di cani evidentemente non gestiti correttamente dentro le mura di casa, nei giardini o in luoghi aperti al pubblico dove è spesso il proprietario il primo a sottovalutare l'importanza del principio di precauzione, quando il suo cane- che egli è tendenzialmente portato a considerare sempre come innocuo e pacifico- può essere esposto a situazioni che una conduzione responsabile, fatta di pochi e semplici accorgimenti, può scongiurare.

Dello stesso parere anche il Vice Presidente ANMVI Raimondo Colangeli, con delega alla medicina comportamentale, che mette l'accento sul benessere animale. "L'Ordinanza che il TAR ha sospeso era di fondamentale importanza anche per la gestione delle aggressioni attraverso la figura del medico veterinario esperto in medicina comportamentale, giuridicamente riconosciuto proprio da un innovativo quadro legislativo discendente dall'Ordinanza stessa. A farne le spese poi, quando capitano incidenti, è sempre anche il cane, portato via dal proprietario e "internato" in canile, quando si sarebbe potuto evitare di degenerare nel rapporto".
"Educare al corretto rapporto con l'animale in famiglia e in società è un aspetto primario, spiega Colangeli. "Il secondo, forse ancora più cruciale, è quello della gestione dell'evento di aggressione e della valutazione che solo il medico veterinario comportamentalista ha la specializzazione idonea per farla. Non esistono cani pericolosi, esistono cani che possono rendersi protagonisti di episodi di aggressività, ma prima di emettere una sentenza di "comprovata pericolosità" bisogna passare per la visita e la diagnosi comportamentale. Troppa superficialità potrebbe indurre a saltare un passaggio fondamentale: distinguere- attraverso una diagnosi differenziale- se l'evento ha origine organiche nel soggetto aggressore o se ha origine patologica mentale. Dolore, alterazioni sensoriali, disordini metabolici, stato di malattia sono tutte situazioni che possono indurre l'animale a situazioni di irritabilità. Solo il medico veterinario comportamentalista può fare una diagnosi e aiutare il proprietario a prevenire e a curare il suo animale. Se la criminalizzazione dei cani non appartiene alla letteratura scientifica è anche vero che il cane va gestito correttamente tenendo conto delle sue esigenze di salute e di benessere. Una gestione scorretta può diventare la prima causa di aggressività".

Ci auguriamo – conclude Melosi- che il Ministero della Salute possa riproporre i contenuti dell'Ordinanza che per la loro delicatezza sarebbe opportuno trovassero sede in uno strumento legislativo ordinario".