La Commissione Europea ha proposto al Parlamento e al Consiglio Europeo di esonerare le microimprese dall'applicazione dell'HACCP (Hazard Analysis Critical Control Points). Per l'Italia, si tratterebbe del 90% delle aziende alimentari.
Dal 1 gennaio del 2006 anche gli operatori della filiera dei mangimi, come già della filiera alimentare, sono tenuti ad applicare le procedure di controllo igienico sanitario basate sul metodo HACCP (Hazard Analysis Critical Control Points). Questo sistema di autocontrollo basato sull'analisi delle fasi del processo produttivo di una derrata alimentare, sull'individuazione dei possibili danni e sulla conseguente messa in atto delle garanzia di qualità microbiologica, fisica e chimica delle derrate alimentari, è stato rimesso in discussione dalla Commissione Europea.
Nei prossimi mesi Bruxelles chiamerà il Parlamento Europeo a votare la proposta di esonerare le piccole imprese dall'HACCP, malgrado la contrarietà dell'industria, della grande distribuzione, dei consumatori e degli Stati Membri - che già lo scorso ottobre, a Lisbona, hanno respinto la proposta. Secondo le stime di Agrisole, per l'Italia si tratterebbe di esonerare il 90% delle imprese alimentari italiane e l'80% di quelle d'Europa.
L' intento della Commissione è di ottemperare alla strategia di Lisbona per la crescita economica e del lavoro, attraverso la riduzione, quando è possibile mantenere lo stesso livello di protezione igienico-sanitaria, dei costi sopportati dalle piccole imprese del settore degli alimenti. In altre parole, la Commissione intende sgravare le piccole imprese alimentari dei costi che risultano eccessivi e sproporzionati rispetto alla loro portata economico-commerciale.
Le opzioni sul tavolo erano anche più drastiche: abolire le procedure HACCP per tutte le attività oppure mantenere inalterata la politica di autocontrollo.