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STUDIO DELL’ISS SULL’INFLUENZA AVIARIA

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Con l’obiettivo di fornire una corretta informazione, l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato sul proprio sito uno studio sull’influenza aviaria. L’ISS spiega che sinora in Italia non sono stati identificati focolai di virus aviari ad alta patogenicità H5N1 nelle specie aviarie; domestiche e selvatiche. Per tale ragione si ritiene che non sussista per l'uomo la possibilità il rischio di contrarre l'infezione da queste specie. Rispetto al rischio posto dagli alimenti di origine animale, lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità precisa che sinora non è mai stato documentato nell'uomo alcun caso di malattia derivante dal consumo di carni avicole o dal contatto con esse e si ritiene che l'influenza aviaria non ponga problemi di sicurezza alimentare. E' comunque sinora considerato molto basso il rischio che il virus H5N1 possa circolare nel territorio italiano, dopo introduzione attraverso l'importazione illegale di pollame vivo o morto od attraverso il contatto con uccelli migratori infetti. Sulla base di quanto premesso detto si ritiene che in Italia non sussistono rischi significativi di contrarre l'infezione da virus influenzali aviari attraverso la manipolazione o il consumo per i consumatori di alimenti derivati dal pollame. Lo studio ripercorre “la storia” e le tappe della diffusione della influenza aviaria, “malattia infettiva degli animali causata da virus influenzali che normalmente infettano solo alcune specie aviarie e in alcuni casi il suino”. “La malattia fu identificata per la prima volta in Italia, in Piemonte , nel 1878 dallo studioso italiano Perroncito. Gli uccelli selvatici ed in particolare i volatili acquatici ,appartenenti agli ordini Anseriformi e Charadriformi, sono sensibili all'infezione, che decorre anche in maniera asintomatica; al contrario le specie aviarie domestiche (quali polli, tacchini) sono sensibili alla infezione da parte di alcuni sottotipi di virus influenzali aviari (H5 ed H7) , con specifiche caratteristiche genetiche. Tali virus possono provocare gravi e fulminee epidemie nel pollame e vengono definiti virus influenzali aviari ad alta patogenicità (HPAI - Highly Pathogenic Avian Influenza). Gli uccelli infetti eliminano il virus attraverso la saliva, le secrezioni nasali e le feci trasmettendo l'infezione attraverso il contatto con le escrezioni, con le superfici e l'acqua, contaminate. Da dicembre 2003 sino ad oggi sono stati registrati numerosi focolai di virus influenzale aviario H5N1 in un numero crescente di Paesi del Sud-Est Asiatico e più recentemente in alcune regioni del Kazakhistan e Mongolia. (regioni.it)