Finita la stagione venatoria è anche cessata la materia del contendere. Non arriva alla discussione di merito il contenzioso sul prelievo selettivo dei cervi in Abruzzo. La delibera regionale n. 509 dell’8 agosto 2024 che autorizzava l’abbattimento di 469 cervi in Abruzzo non è mai stata applicata: sospesa dal Consiglio di Stato, non è mai arrivata alla discussione del merito. Quando si è trattato di farlo, la stagione venatoria 2024/2025 era ormai già finita. E così, il 14 maggio il Tar Abruzzo ha solo preso atto che la caccia selettiva non ha mai avuto luogo e pertanto la materia del contendere è cessata.
Un effetto tutto giuridico, non sostenuto da torti o ragioni che di fatto lascia del tutto aperta la questione. Infatti, il giorno prima della pronuncia del Tar, gli agricoltori avevano protestato davanti al Consiglio regionale, perché “c’è un intero settore, vitale per l’economia regionale, che rischia di finire in ginocchio a causa delle incursioni di cinghiali, lupi e cervi”. Nel documento della protesta si legge: “Le nostre organizzazioni chiedono con forza l’attuazione di politiche strutturate, coordinate e basate su evidenze scientifiche, in grado di riequilibrare il rapporto tra uomo, attività agricola e fauna selvatica”. Si chiede un “modello di gestione della fauna selvatica che sia efficace, equilibrato e duraturo”.
Il piano della Giunta Marsilio aveva ottenuto il parere favorevole di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Soluzioni alternative come le recinzioni non avevano dato risultati tali da conseguire un riequilibrio ambientale che, oltre ai danni agricoli, prevenga gli incidenti stradali. Le associazioni ambientaliste LAV, LNDC-Animal Protection e WWF Italia si erano appellate al giudice amministrativo dopo che la delibera era stata sospesa dal Consiglio di Stato. Chiusa questa fase giudiziaria, il dibattito resta aperto e acceso.
La vicenda risale a ottobre del 2024. Era stato il Consiglio di Stato a sospendere la delibera della Giunta Marsilio, dopo una prima pronuncia del Tar Abruzzo a favore della delibera regionale. Il Tribunale scriveva che "la specie non presenta problemi di tipo conservazionistico". Nel merito, le azioni deliberate per "un rapporto sostenibile tra le popolazioni di cervo e ambiente" non sono state giudicate e restano aperte alla discussione.