Sottoposti a «pratiche insopportabili» come la tatuatura con aghi e tagli delle unghie dolorosi, con rottura dei vasi sanguigni.
E poi cuccioli soffocati dalla segatura e beagle curabili «uccisi senza necessità», anche mediante eutanasia, per contenere i costi aziendali. I cani nati per... morire nei laboratori di ricerca, a Green Hill erano sistematicamente condannati alla sofferenza. Quello di Montichiari era un allevamento-lager.
Lo sostengono i giudici della Cassazione nelle motivazioni della sentenza che il 3 ottobre ha confermato e reso definitive le pene a complessivi 4 anni di reclusione per il direttore dell'azienda, il veterinario aziendale e il cogestore di Green Hill, dove almeno 2.639 beagle sono stati sottoposti a «comportamenti insopportabili per le loro caratteristiche etologiche e sottoposti a deprivazione sensoriale», scrive la Suprema Corte. (fonte: bresciaoggi.it)
CASO GREEN HILL
Soppressi 'senza necessità': le motivazioni della Cassazione
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