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EDITORIALE

Il Farmaco veterinario e l'innovazione

Il Farmaco veterinario e l'innovazione
L’Italia risulta essere il Paese con più Risonanze Magnetiche e Tac di tutta Europa. Sempre l’Italia ha un numero di diplomati ai College europei di tutto rispetto e una crescita esponenziale di Colleghi certificati GpCert con ESVPS.

Tutto questo significa che, dal punto di vista scientifico-prestazionale, la nostra professione ha fatto passi da gigante e, di conseguenza, si avvale di tecnologie ausiliarie sempre più complesse, raggiungendo traguardi impensabili, anche dal punto di vista delle scelte terapeutiche opzionabili, in ogni settore professionale.

Con il nuovo Regolamento europeo dei medicinali veterinari, l’Europa dovrebbe non solo limitare e proibire, ma - fermo restando i cardini della attenzione all’AMR (non solo per i veterinari ma per tutti gli altri sanitari, medici e farmacisti compresi) - dovrebbe anche favorire e stimolare l’impegno delle aziende farmaceutiche veterinarie nella ricerca di molecole innovative dedicate ai nostri pazienti.

Ad oggi, gli esempi dicono il contrario. A parte rare eccezioni, vengono ancora riciclate molecole vecchissime, che non possono essere di alcun supporto al bagaglio terapeutico di cui ha assolutamente bisogno una Veterinaria avanzata come quella odierna.

A dimostrazione di quanto scrivo, è di questi giorni la notizia che una casa farmaceutica veterinaria ha registrato l’ennesima amoxicillina, una molecola assolutamente datata, nella solita versione di 30 anni fa: un flacone di vetro a tappo perforabile iniettabile, multidose, per bovini, suini, cani e gatti…
Davvero una grande innovazione!

Carlo Scotti, Direttore Editoriale

A proposito di farmaco veterinario e di innovazione