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IL CONFRONTO

A proposito di farmaco veterinario e di innovazione

A proposito di farmaco veterinario e di innovazione
Dopo l'editoriale di Carlo Scotti sull'importanza dell'innovazione terapeutica in medicina veterinaria, interviene Arianna Bolla, Presidente dell'Associazione Italiana Imprese Salute Animale: "L'industria farmaceutica ha dato grande prova di saper innovare". La lettera di AISA e la risposta del Direttore editoriale.


La lettera di Arianna Bolla, Presidente di AISA
Prendendo spunto dal suo editoriale “Il Farmaco veterinario e l’innovazione” che chiama in causa l’Industria farmaceutica e il suo grado di innovare, mi sento in dovere di esporre il nostro punto di vista che spero possa essere d’aiuto per un dialogo costruttivo tra le parti.
Non riesco a capire esattamente ciò che lei vuole intendere con “a parte rare eccezioni”; al contrario, potrei elencarle una pagina intera di nuovi prodotti e di nuove molecole che sono state immesse sul mercato negli ultimi 20 anni. E la prego di considerare il periodo temporale di 20 anni come un lasso di tempo molto breve.
Abbiamo contribuito a rendere indenne il Paese, o a controllare alcune malattie dagli esiti devastanti, tramite la messa a disposizione di prodotti innovativi e all’avanguardia. Le faccio solo alcuni esempi: IBR marker, BVD, Blue Tongue, PRRS, Circovirus, e potrei continuare ancora per molto.
Sempre rimanendo in tema di prevenzione, abbiamo in veterinaria alcuni strumenti che la medicina per l’uomo ancora non ha, quali, ad esempio, i vaccini per la West Nile Disease, per la Leishmania e trattamenti per la prevenzione della Filariosi.
Se rivolgiamo lo sguardo alle terapie, chi si sarebbe immaginato 20 anni fa che con una semplice applicazione di gocce o tramite l’ingestione di una compressa saremmo riusciti a controllare le infezioni da pulci/zecche nei nostri animali domestici. Le ricordo che eravamo abituati ad inondare i cani di prodotti organo fosforici.
Terapie alternative alla messa in asciutta, farmaci antitumorali, farmaci conto le cinetopatie, nuovi prodotti contro le patologie dermatologiche e oculari e un comparto nutraceutico in continuo sviluppo.
Volontariamente mi fermo nell’elencare le nostre innovazioni, perché comprendo che ciò potrebbe risultare noioso.
Mi auguro che lei abbia ragione quando cita il nuovo regolamento dei medicinali veterinari; tutti speriamo di avere a disposizione nuove armi per portare al mercato nuovi prodotti.
Arrivo però alla sua ultima frase che riguarda “l’ennesima amoxicillina”: il consumatore, il mercato, i veterinari richiedono sempre più la possibilità di avere a disposizione dei farmaci generici, che apportano l’innovazione della riduzione di prezzo.
Un generico non può essere innovativo per definizione e inserirlo in una discussione sull’innovazione significa avere poca conoscenza delle dinamiche di ricerca e sviluppo, delle dinamiche industriali e avere poca considerazione degli utilizzatori di tali prodotti. Spero che si sia trattato solo una svista.
L’innovazione non si trova dietro l’angolo, ma necessita di anni e di investimenti di natura privata il cui risultato è spesso incerto.
Sono convinta e so che l’Industria farmaceutica nel suo complesso ha dato grande prova di saper innovare mettendo a disposizione della classe veterinaria presidi efficaci da sempre, al di là del solito “cortisone + antibiotico” che fa ancora la parte del leone nelle terapie consigliate.
Arianna Bolla, Presidente di AISA

La risposta di Carlo Scotti, Direttore Editoriale

Nel mio editoriale ho svolto alcuni passaggi che desidero chiarire, a scanso di fraintendimenti. E' un fatto che la nostra professione sia  esposta ad una evoluzione normativa sempre più stringente e per molti versi limitante. Restringendo il campo d'azione del Medico Veterinario, si corre il rischio di rendere più difficile anche l'innovazione e di comprimere gli stimoli dell'Industria stessa ad innovare.
Oggi la Medicina Veterinaria ha bisogno di un arsenale terapeutico avanzato ed efficace, speculare e proporzionale al suo elevato grado di avanzamento scientifico e tecnologico. Un confronto con l'Industria farmaceutica in questa direzione, ne sono certo, vedrebbe la convergenza di aspirazioni comuni: dotare di presidi sempre più efficaci
una classe veterinaria professionalmente sempre più elevata.
Carlo Scotti, Direttore Editoriale