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EDITORIALE DELLA SETTIMANA

Sistri per noi? Non siamo mica un petrolchimico!

Sistri per noi? Non siamo mica un petrolchimico!
Fino a pochi giorni fa il Sistri per il veterinario rappresentava la fonte di molti dubbi e di poche ma granitiche certezze.

Il Sistri dovrà essere applicato dall'ora X. No, il Sistri viene rimandato all'ora Y. Cioè, all'ora Z. Anzi, forse non entrerà mai in vigore.
Davanti a tanta confusione la certezza immutabile che consentiva al veterinario di bearsi nel suo stato atarassico consisteva nel fatto che erano tenuti ad aderire al Sistri, in ambito veterinario, solo "gli enti e le imprese produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi".

Poi tutto è cambiato. Quando ho letto sulla Gazzetta Ufficiale che sono tenuti ad aderire al Sistri tutti i produttori iniziali di rifiuti pericolosi, prima ho pensato ad un mio errore di lettura, poi che più avanti nella legge avrei sicuramente trovato le esclusioni che avrebbero riportato la situazione alla ragione, poi ancora che probabilmente c'era stata una svista nella legge.
Infine mi sono arreso e ho dovuto ammettere a me stesso che tutto non sarebbe più stato come prima. Infatti ora con il nuovo decreto tutti i produttori iniziali di rifiuti pericolosi verranno equiparati agli enti e alle imprese.

Sembra tutto chiaro. Anzi chiarissimo. Anzi no.
Noi siamo produttori di rifiuti pericolosi? Assolutamente sì, ma non siamo certo un polo petrolchimico! Un ambulatorio veterinario che differenzia bene i rifiuti produce pochi kg di rifiuti infettivi al mese (che poi infettivi spesso non sono, ma solo presunti tali). E quelli che non si sono ancora dotati di radiologia digitale aggiungono a questi anche qualche litro di liquidi di sviluppo e di fissaggio. Un'inezia che non giustifica certo che, una volta tanto, sia il topolino a dover partorire l'elefante!

Tutto è perduto? Certo che no.
Perché le associazioni esponenziali dei medici, dei veterinari, degli odontoiatri e degli psicologi attraverso Confprofessioni si sono inalberate chiedendo di "correggere la svista".

Siamo salvi? Certo che no.
Infatti, andando sempre più in alto, il Ministro dell'Ambiente dichiara che " la platea sarà estesa solo dopo le semplificazioni richieste dalle imprese, che sono le uniche ad aver pagato il prezzo più alto". Insomma, i liberi professionisti stiano zitti ed "estesi".

E dire che lo Stato italiano in merito alla tracciabilità dei rifiuti era sempre stato coerente e categorico: il registro di carico e scarico lo tengono solo gli enti e le imprese; il MUD lo presentano solo gli enti e le imprese. Anche quando la Corte di giustizia europea impose all'Italia il registro di carico e scarico come onere per tutti i produttori di rifiuti pericolosi, i nostri legislatori decisero che sì, va bene, ma la tenuta del registro si considera assolta mediante la conservazione in ordine cronologico dei formulari di identificazione dei rifiuti.

Come finirà la questione? Il mio sospetto è che manchino ancora troppi passaggi per lasciarsi prendere da un prematuro sconforto. Il decreto legge deve ancora essere convertito in legge e certamente lo sarà "con modifiche". L'Area Sanità e Salute di Confprofessioni sta lavorando per questo.

Alla fine vedrete che finirà tutto "all'italiana" e gli adempimenti Sistri non saranno più fatti nostri.


Giorgio Neri, Consulente ANMVI Rifiuti Sanitari