E' sempre piu' forte il rischio di conflitto di interessi tra la classe medica e l'industria. Ad accendere i riflettori sul fenomeno e' il Comitato nazionale di bioetica (Cnb) che oggi, nella sua ultima seduta plenaria prima della scadenza del mandato prevista per il 12 giugno, ha approvato un documento in materia, in cui si invita la classe medica a prendere le distanze da situazioni ambigue e scorrette. Nel documento, il Cnb rileva pure come sia necessario pubblicare sulle riviste scientifiche anche i risultati negativi delle ricerche condotte, in modo da informare l'opinione pubblica ed evitare investimenti in analoghi settori. I bioeticisti hanno inoltre puntato il dito contro il 'malcostume' di divulgare i risultati di una ricerca prima che essi siano sottoposti al vaglio della comunita' scientifica, rilevando dunque l'esigenza di un maggior rigore da parte della comunita' degli scienziati.
I medici, infatti, ''lavorando in un mondo nel quale gli interessi economici che entrano in gioco sono spesso giganteschi - scrive il Cnb nel documento - sono fortemente sposti a possibili conflitti di interesse'' e ''la pratica medica puo' essere facilmente influenzata dal mondo dell'industria. E' indubbio - si legge ancora nel documento - che nella situazione attuale il mondo dell'industria finanzia, in un modo o nell'altro, una parte estremamente cospicua della ricerca clinica e secondo alcune valutazioni circa i 3/4 delle ricerche biomediche che vengono condotte attualmente nelle strutture assistenziali sarebbero sostenute dall'industria''. Ed ancora: ''L'industria - afferma il Cnb - spesso non fornisce ai medici un'informazione neutrale e completa ma un'informazione gia' indirizzata, creata nei propri uffici''. Inoltre, l'industria ''in quanto proprietaria dei risultati, non pubblica i risultati negativi e condiziona - prosegue il Comitato - attraverso la pubblicita', le maggiori riviste scientifiche, i cui referenti spesso hanno rapporti di dipendenza economica dalle aziende''. Da qui il monito del Cnb: ''L'etica generale della ricerca - afferma il Comitato - richiede l'applicazione di regole chiare e standardizzate: il ricercatore deve riferire integralmente, con scrupolo e fedelta' i risultati delle proprie osservazioni e dei propri esperimenti senza eliminare i dati che non si accordano con le sue ipotesi di partenza''. Infatti, spiega il Comitato, ''l'assenza della pubblicazione in letteratura dei dati negativi di una ricerca produce una gravissima lacuna conoscitiva, sia in ambito sperimentale (permettendo inutili duplicazioni di ricerche simili, con un inaccettabile dispendio di risorse economiche che potrebbero essere destinate ad altri settori) sia in ambito clinico (non consentendo al clinico di conoscere in maniera esaustiva tutte le informazioni necessarie per garantire a ciascun paziente il dovuto binomio 'miglior risultato terapeutico/minor esposizione al rischio di eventi avversi'). Secondo il Cnb, e' inoltre ''scorretto'' l'uso , sempre piu' frequente, di divulgare i risultati di una ricerca prima che siano sottoposti al giudizio della comunita' scientifica: ''Tali comportamenti - si sottolinea nel documento - possono infatti indurre nell'opinione pubblica false speranze o pericolosi allarmismi, prima che quei risultati abbiano ottenuto le necessarie conferme o le smentite''. Per tutto cio', afferma il Cnb, ''appare fondamentale in questo campo il ruolo dei comitati etici, che dovrebbero verificare i protocolli di sperimentazione sottoposti alla loro approvazione''. ( ANSA)