• Utenti 10
  • Articoli pubblicati dal 4 novembre 2001: 33173
cerca ... cerca ...

Le pubblicazioni riprenderanno con regolarità da gennaio 2026. Buone feste!


CNB, STERILIZZAZIONE COME MUTILAZIONE?

Immagine
E’ solo nelle premesse della sua interrogazione rivolta al CNB sulla liceità di caudotomia e conchectomia che l’allevatore Veronesi accenna alla sterilizzazione quale “maggior mutilazione possibile per un animale”. Veronesi argomenta che “ l’intervento non inibisce la sola capacità riproduttiva, ma ha effetti diretti alla modificazione del carattere e dell’espressività del cane e del gatto”. Il CNB ha riconosciuto che la sterilizzazione comporta indubbiamente una mutilazione assai più grave della caudotomia e della conchectomia, ma con un distinguo di fondo. La sterilizzazione, a parere del Comitato, è un atto non solo invasivo, ma suscettibile di determinare alterazioni del comportamento, che deve quindi essere considerato con estrema attenzione per ogni singolo animale coinvolto, e posto in essere solo dopo aver esaminato, caso per caso, i vantaggi e gli svantaggi dell’intervento, sempre avvalendosi della consulenza del medico veterinario anche ai fini della valutazione del rischio di insorgenza di possibili patologie uterine o mammarie. Tale mutilazione, tuttavia, può ritenersi giustificabile sotto diversi profili, in particolar modo nel caso di cani non riconducibili a un proprietario o a un detentore. All’interno di un’etica della responsabilità, appare infatti doveroso per l’uomo farsi carico dei complessi problemi innescati dalla convivenza con gli animali e prevenire i danni sanitari e sociali causati dalla sovrappopolazione animale. Né va dimenticata, in un’ottica sociale, la gravità del fenomeno del randagismo, che determina pericoli per la salute umana, un potenziale aumento della sofferenza animale e una lievitazione dei costi che potrebbe ripercuotersi sulle stesse condizioni di vita che la società può e deve garantire ai cani randagi e/o abbandonati. L’obbligo della sterilizzazione, previsto per i cani randagi dalla legge quadro 281/1991 e dalle successive leggi regionali, è nato proprio dalla necessità di elaborare una politica di controllo delle nascite e di migliore distribuzione delle risorse. Fenomeno del randagismo che comunque dovrebbe indurre anche i proprietari o detentori di cani a un’attenta gestione della vita riproduttiva dei propri animali, al fine di non incrementare il numero degli abbandoni determinati da cucciolate indesiderate e di difficile collocazione. Nel caso degli animali di proprietà valgono anche ulteriori considerazioni che rimandano a più ampie questioni relative al rapporto uomo/animale d’affezione e alla problematica del consenso informato in veterinaria.