Non ci sono prove che confermino l’esistenza nell’Unione Europea di allevamenti di cani e gatti espressamente finalizzati alla produzione di pellicce. Tuttavia la crescente attenzione dei media internazionali e la sensibilità dell’opinione pubblica comunitaria ha spinto il Consiglio Europeo dell’Agricoltura a valutare possibili interventi sul problema nel corso della riunione dell’8 giugno scorso. La questione di un possibile divieto del commercio e dell’importazione di pellicce di cani e gatto era già stata affrontata con l’ Intergroup for Animal Welfare in the European Parliament. Ora l’annuncio del Commissario europeo alla sanità Markos Kyprianou (foto) che la Commissione sta valutando, attraverso i propri consulenti legali, la possibilità di introdurre un divieto comunitario e se necessario di studiare un adeguato sistema di etichettatura per le pellicce. Nel frattempo, Kiprianou ha annunciato una ricognizione presso tutti gli Stati Membri che hanno già imposto il divieto o che intendono farlo per stabilire criteri analitici di distinzione fra le pellicce di cani e gatto e quelli di specie diverse. La Commissione utilizzerà queste informazioni in vista di eventuali misure comunitarie. Agli Stati membri è stato in particolare richiesto di fornire precise indicazioni sull’attuazione dei divieti all’interno dei loro territori e sui criteri di individuazione del tipo di pellicce. Queste richieste sono state formalmente indirizzate agli esperti degli Stati Membri nel corso della riunione dello Standing Committee of the Food Chain and Animal Health dell’8 giugno scorso. Da ultimo, la Commissione ha ribadito che l’introduzione di divieti nazionali favorirà l’adozione di analogo divieto su scala europea. In Italia, il divieto è stato introdotto nel 2003 con una ordinanza del Ministro Sirchia.