Dopo il Tar del Veneto, anche il Tar del Lazio sentenzia che non esiste alcun contrasto tra la legge dell’equo compenso, i parametri tariffari e il diritto europeo sulla concorrenza.
Il Tribunale Amministrativo del Lazio promuove la legge nazionale sull'equo compenso, dando la "migliore risposta" che ci si potesse attendere in risposta ai dubbi dell'Anac. E' soddisfatto il Presidente di Confprofessioni Gaetano Stella, dopo la sentenza del Tar Lazio (n. 8580 del 30 aprile 2024) che chiude definitivamente la questione sollevata dall’Anac sulla legge 49/2023.
L'Autorità Nazionale Anti Corruzione (Anac) aveva sollecitato una interpretazione della legge, con particolare riguardo ai servizi professionali resi alle Pubbliche Amministrazioni nel settore dei contratti pubblici. La tesi dell'Autorità era che i giovani professionisti sarebbero più tutelati dall'assenza di tariffe (i cosiddetti "parametri"). Al contrario, per il Tar, la disciplina sull’equo compenso, oltre a riconoscere un’adeguata remunerazione al professionista, evita che il libero confronto competitivo comprometta gli standard professionali e la qualità dei servizi resi alla pubblica amministrazione. "L’Anac confonde equo compenso e tariffe"- commenta Stella. L'Anac si spingeva a considerare legittimi i bandi di gara al ribasso, disapplicando la legge sull'equo compenso.
Le Legge sull'equo compenso, la prima mai varata in Italia, il 20 maggio 2024 compirà un anno esatto dalla sua entrata in vigore. Da allora, sostiene il Presidente di Confprofessioni Gaetano Stella ci sono stati "continui tentativi di delegittimarla". La legge è "nata per tutelare i liberi professionisti nei rapporti con i contraenti forti del mercato e con la Pubblica amministrazione, in virtù di un’asserita incompatibilità della disciplina dell’equo compenso con il principio di libera concorrenza stabilito dal Codice dei contratti"- dichiara Stella.
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