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PROCESSO AD ASTI

Ricette in bianco al veterinario: medico accusato di falso

Ricette in bianco al veterinario: medico accusato di falso

E’ coinvolto anche un medico di base nella vicenda giudiziaria (oggi chiusa) di due Veterinari astigiani.

Sono trascorsi quattro anni da quando scattarono le perquisizioni con le accuse di peculato per un Veterinario nicese, all’epoca dei fatti dirigente del Servizio Veterinario della Asl di Asti. Era accusato di avere sottratto medicinali e dispositivi veterinari sul posto del lavoro. Avrebbe anche compiuto dei prelievi Coggin Test senza far pagare il corrispettivo di questa prestazione avvenuta durante il suo orario di lavoro. Sottratto anche un fucile usato per narcotizzare gli animali. Il figlio, anch’egli veterinario, era accusato di ricettazione, per utilizzo di beni rubati per finalità proprie.

La vicenda per i due Veterinari si è chiusa. Più pesante, fra i due, la posizione dell’ex dirigente, nel frattempo radiato dall’Ordine dei Veterinari di Asti. Al processo si erano costituite due parti civili: l’Ordine dei Veterinari e la Asl di Asti, nei confronti di tutti e tre gli imputati. Pena di due anni, con il beneficio della sospensione condizionale per il Veterinario padre. Alla Asl è andato un risarcimento di 28 mila euro, all'Ordine di 10 mila.

Nella vicenda si inserisce un terzo imputato, dopo le perquisizioni dei carabinieri del Nas, che scoprirono tre ricette in bianco con il timbro di un medico di base astigiano e una firma poco leggibile. E' stato rinviato a giudizio con l’accusa di falso, un medico chirurgo che avrebbe consegnato all’ex dirigente veterinario alcune ricette mediche in bianco con la sua firma e il timbro di un collega medico che stava sostituendo. 

Se la vicenda si è chiusa per i Veterinari astigiani, resta aperta invece la posizione del medico. Il falso consisterebbe nell'aver affidato un ricettario già firmato per l'acquisto di medicinali, così raggirando i farmacisti incaricati della vendita, convinti che le prescrizioni fossero di un medico. (fonte: La Stampa)