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FILIERA IPPICA

Sì di Bruxelles: finanziabili gli allevamenti italiani di cavalli

Sì di Bruxelles: finanziabili gli allevamenti italiani di cavalli
Troppo oneroso allevare cavalli da corsa. La Commissione europea ha risposto positivamente all'inserimento della filiera ippica italiana tra le attività finanziabili.
La conferma è arrivata dalla Vicepresidente del Parlamento Europeo, On Roberta Angelilli, in risposta alle interrogazioni da lei stessa presentate. 

In Italia- osserva l'eurodeputata-  vi sono circa 2.000 allevatori del galoppo e del trotto che su terreni di proprietà o in affitto svolgono questa attività che si concretizza nel mantenimento delle Fattrici, fecondazione delle stesse, svezzamento e mantenimento dei prodotti nati (Puledri) fino all'età media di 18/20 mesi. Dopo tale periodo, i cavalli, attraverso le aste o semplici trattative private, vengono venduti a proprietari che li affidano a centri di allenamento dove vengono svolte le attività di doma e di preparazione allo svolgimento di attività agonistiche (corse al trotto ed al galoppo). Pertanto, l'introito principale per un allevatore è derivante dalla vendita dei Puledri e secondariamente dalla royalty del 20% dei premi che il cavallo percepisce al traguardo.

Allevamento troppo oneroso- L'interrogante avena inoltre evidenziato che "il lavoro di ogni allevatore è quello di studiare gli incroci ed investire in genealogie importanti per poter far nascere cavalli competitivi e poter così partecipare a Corse e Gran Premi internazionali. Il comparto dell'allevamento di cavalli da Corsa italiano occupa circa 12.000 diretti e più di 50.000 praticanti oltre a 42 ippodromi e rappresenta una eccellenza italiana a livello mondiale ed i risultati lo dimostrano.Tuttavia, tale attività è oggi gravata da onerosi costi (Strutture con Scuderie e Paddocks, mantenimento di vastissimi Pascoli, mantenimento qualitativo di Fattrici e Puledri, mascalcia, spese veterinarie per la fecondazione e per i dovuti controlli durante la gravidanza, onerosi costi dei tassi di monta, trasporti, costi inerenti le spese di registrazione dei Puledri negli appositi registri genealogici) che stanno mettendo seriamente in crisi tutto il comparto, con gravi ripercussioni anche su tutto l'indotto". Tali costi "hanno ridotto drasticamente il numero dei prodotti nati perché molti allevatori o hanno ridotto il loro parco Fattrici o addirittura hanno cessato l'attività a causa dell'elevato rischio d'impresa derivante dal mancato ingravidamento della Fattrice oppure da eventuali infortuni che possono incorrere ai Puledri e che possono renderli non in grado di svolgere attività agonistica".

Le richieste alla Commissione UE-  L'interrogazione concludeva con la richiesta di sapere: 1)Quali programmi o finanziamenti sono previsti per il settore degli allevatori di cavalli da corsa al trotto ed al galoppo nella nuova programmazione 2014-2020;  2)Quali finanziamenti previsti all'interno della PAC può accedere il settore dell'allevamento ippico italiano; 3)Se vi sono finanziamenti per la promozione e la valorizzazione delle Aziende dell'allevamento ippico italiano; 4) quali sono i finanziamenti previsti per il piano zootecnico italiano al fine di favorire gli allevatori nello studio degli incroci e delle genealogie migliori;

La risposta della Commissione UE- Bruxelles ha fatto sapere di ritenere possibile l'estensione dei finanziamenti della Ue non solo all'allevamento di cavalli, ma anche a tutta la filiera ippica. Questo un estratto dalla risposta, diffusa dal sito degli Imprenditori Ippici Italiani. "Il quadro giuridico UE relativo alla programmazione 2014-2020 non esplicita i settori non agricoli che possono beneficiare del sostegno in ambito rurale. Spetta infatti agli Stati membri definire la portata dell'intervento dei rispettivi programmi di sviluppo rurale. Di conseguenza, allo stato attuale non si può escludere che l'allevamento di cavalli da corsa e/o i servizi connessi possano eventualmente essere sovvenzionati dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR). "
Il consiglio agli operatori ippici è di attivarsi, direttamente o tramite i propri rappresentanti, presso la propria Regione al fine di far inserire la filiera ippica nei propri Piani Operativi Regionali.

La risposta della Commissione UE