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PALERMO

Caso Kira, l'Ordine riporta "l'esatta ricostruzione dei fatti"

Caso Kira, l'Ordine riporta "l'esatta ricostruzione dei fatti"
"Sentiti i colleghi della struttura, visualizzate le immagini delle telecamere e acquisita la documentazione ampiamente diffusa a mezzo social", l'Ordine di Palermo "puntualizza l’esatta ricostruzione dei fatti".

Ieri sera l'agenzia ANSA ha battuto la notizia di Kira, un cane di 13 anni che sarebbe morto in seguito al rifiuto di due centri veterinari di Palermo di prestare i soccorsi richiesti dalla proprietaria. All'origine, l'impossibilità dichiarata dalla stessa proprietaria di sostenere le spese per le cure veterinarie. Vicende descritte dalla stampa "in modo estremamente confuso e ardimentoso- - inteviene oggi l'Ordine dei Veterinari di Palermo,   che ritiene "assolutamente doveroso fare le opportune precisazioni". Di seguito la nota pubblicata dal notiziario on line il Sicilia.it

"L’esatta ricostruzione dei fatti"

Sentiti i colleghi della struttura, visualizzate le immagini delle telecamere e acquisita la documentazione ampiamente diffusa a mezzo social si puntualizza l’esatta ricostruzione dei fatti.
Il proprietario del cane si è recato presso la struttura nella giornata di domenica con una autodiagnosi, chiedendo un immediato intervento. Il medico veterinario presente in pronto soccorso ha chiesto da quanto tempo riscontrava i sintomi che avevano portato il proprietario a questa diagnosi. Il proprietario ha riferito, quindi, che il cane stava male da 24 ore.

Pur non volendo esprimere giudizi su chi ritiene di aspettare 24 ore prima di condurre in pronto soccorso un cane con sintomatologia clinica grave, si rileva che tale tempistica è difficilmente compatibile con una torsione gastrica. Il medico veterinario ha deciso di effettuare un triage stante il fatto che in struttura erano presenti già un cane in visita e due pazienti in emergenza in attesa di essere ricoverati. Dal triage è risultata una respirazione a bocca chiusa e mucose nella norma. Anche questo dato è poco compatibile con l’autodiagnosi del proprietario, ma in ogni caso lo colloca tra i pazienti che non richiedono una immediata stabilizzazione.

Di tale situazione viene reso edotto il proprietario, avvertendo che per comprendere l’esatta problematica del paziente sarebbe stata necessaria una visita supportata da una rx addome e torace. E’ opportuno sottolineare (come per altro evidente dalle foto pubblicate sui social) che il cane presentava una evidente neoformazione toracica e un forte stato cachettico. Segni evidenti di una sofferenza cronica e dell’assoluta mancanza di un controllo medico nel periodo precedente.

Per quanto sopra il medico ha iniziato ad inserire i dati necessari alla registrazione del paziente, chiedendo di acquisire il documento di identità del proprietario. Quest’ultimo si è rifiutato di procedere con la registrazione dicendo che non avrebbe pagato un euro per la procedura e che si era recato presso la struttura perché era convinto che tutto sarebbe stato effettuato a titolo gratuito.

Il proprietario, quindi, ha reiterato la stessa azione presso un’altra clinica veterinaria di Palermo, con risultati sovrapponibili. Quindi non c’è stata alcuna richiesta di dilazionamento del pagamento, anche perché non c’è stata alcuna emissione di preventivo, stante il fatto che il medico non è stato messo in condizioni di visitare il paziente. Sarebbe interessante comprendere, quindi, la provenienza delle informazioni divulgate e sulla base di quali documentazioni una certa stampa e una certa popolazione sedicente animalista avrebbe accusato la moralità della medicina veterinaria.

Volendo astrarre le considerazioni necessarie dal caso specifico, per il quale si sta valutando un’azione legale per i comportamenti diffamatori e una denuncia per maltrattamento contro ignoti (stante il fatto che del proprietario del cane non si hanno notizie certe visto che non ha mai acconsentito a una registrazione dei dati personali), appare opportuno rappresentare a tutti coloro i quali hanno ritenuto che il comportamento dei medici veterinari fosse non corretto, l’esatta collocazione della medicina veterinaria nel sistema sanitario.

La medicina veterinaria privata, infatti, non rientra nel sistema sanitario nazionale o regionale, non percepisce fondi pubblici ed è sottoposta a tutte le regole di sostenibilità di un’azienda privata. Il dato di fatto è che in Italia, allo stato attuale, i pronto soccorso veterinari continuano a chiudere a un ritmo estremamente preoccupante, proprio a causa degli enormi debiti che vengono contratti per i continui insoluti da parte dell’utenza. Ciò genera tagli a interi settori di cura e la fuga dei medici veterinari all’estero.

L’Ordine di Palermo per alcuni anni ha registrato una crescita zero nel numero di iscrizioni e dall’ultimo anno ha evidenziato un trend negativo. Le cancellazioni superano le nuove iscrizioni. Giovani laureati che hanno dedicato almeno 5 anni della loro vita per terminare un percorso di laurea difficile, lungo e oneroso dal punto di vista economico, decidono di rinunciare al loro sogno perché non è sostenibile. Perché lo stress lavoro correlato non è controbilanciato dalla sicurezza economica.

Abbiamo letto in questi giorni accuse, accompagnate da minacce di morte nei confronti dei medici veterinari che avrebbero scelto di fare questo mestiere per missione. Crediamo che ci sia una grande confusione sull’argomento. Quello del medico veterinario è un lavoro ad altissimo impatto sociale. Il ruolo è centrale e cruciale nel sistema di prevenzione. Costituisce un presidio di salute rivolto in prima istanza al mantenimento del corretto equilibrio uomo/ animale/ ambiente. Il medico veterinario è la prima frontiera nel combattere le zoonosi e quindi nel proteggere la salute umana. Ma questo è un lavoro. Lo svolgere una attività sociale, invece, è una scelta personale che viene ricavata all’interno della propria vita (sia essa anche professionale). Quasi tutti i medici veterinari svolgono un’attività nel sociale ma questo non deve essere scambiato con una professione che merita rispetto e la giusta retribuzione. Così come recita il nostro codice deontologico. (fonte)