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QUINTA EDIZIONE A CREMONA

Suinicoltura: troppi medicati, risparmi da riduzione antibiotici

Suinicoltura: troppi medicati, risparmi da riduzione antibiotici
Il miglioramento gestionale genera per l’allevatore un doppio profitto derivante dalla produzione aziendale e dalla riduzione di spesa per l’antibiotico.

“Negli allevamenti suinicoli italiani bisogna prima di tutto ridurre il consumo di mangimi medicati che attualmente sfiora il 95%". L'ha dichiarato Loris Alborali (Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna) nel corso della quinta edizione della Giornata della Suinicoltura, che quest'anno si è occupata di “Antibioticoresistenza e redditività aziendale".
Alborali ha perorato "un approccio terapeutico integrato e personalizzato per ogni azienda, approccio che deve considerare anche i giorni totali di trattamento di ogni singolo suino. Si tratta di un processo che richiede il supporto del veterinario aziendale e che grazie alla recente introduzione della ricetta elettronica nei prossimi mesi ci permetterà di avere dati oggettivi sempre più aggiornati”.

Coordinati da Giancarlo Belluzzi, i lavori hanno visto la partecipazione di Jeroen Dewulf, Annalisa Scollo, Giovanbattista Guadagnini. Centrale in tutti gli interventi la figura del veterinario aziendale.

“A differenza dei Paesi del Nord Europa – ha spiegato Jeroen Dewulf, dell’Università di Ghent, in Belgio – nel sud del continente sono diversi quelli dove in allevamento il consumo di antibiotici è ancora troppo elevato. Anche il Belgio, fino a qualche anno fa, era tra questi. Oggi però, adottando un mix di combinazioni strategiche che non possono prescindere dalla consapevolezza dell’allevatore rispetto a un minor utilizzo di antibiotici in porcilaia, il Belgio vanta una posizione ben diversa, tant’è vero che dal 2011 al 2018 la riduzione è stata pari al 36%: appare evidente che quello che allo stato può essere considerato un aspetto negativo, volendo può trasformarsi in una opportunità”.

“Ridurre il consumo di antibiotici non vuol dire lasciare gli animali ammalati – ha dichiarato nel suo intervento Annalisa Scollo – e non vuole nemmeno dire ridurre tutti i farmaci, bensì affrontare il problema sanitario in modo diverso basandosi innanzitutto sulla prevenzione e sui trattamenti individuali. Infatti, in una prova di campo abbiamo sostituito nello svezzamento e nell’ingrasso il trattamento di massa con quello individuale ottenendo una riduzione di antibiotico rispettivamente del 26% e del 93%, con un risparmio di 32 cent.euro/capo nello svezzamento”.

“La gestione economica dell’allevamento passa anche attraverso quella del farmaco, della scelta del piano vaccinale e degli antibiotici più adatti – ha ribadito Giovanbattista Guadagnini, medico veterinario aziendale – i dati scaturiti dall’adozione di queste strategie in alcuni allevamenti lo confermano. In uno di essi, a ciclo chiuso, il monitoraggio effettuato dal 2015 al 2018 ha dimostrato che adottando opportune strategie il costo totale annuo sostenuto per l’acquisto di antibiotici è passato da oltre 10 mila euro a poco più di 6 mila, con un incremento dei suini svezzati, passati da poco più di 4000/anno a più di 5000/anno; mentre il costo di antimicrobici/capo è sceso da 2,49 euro a 1,23 euro, con un aumento dei suini/scrofa/parto passati da 11,25 (nel 2015) a 12,81 (nel 2018) a cui va aggiunto un ulteriore incremento dei kg venduti passati da poco più di 530 mila a quasi 700 mila. Il miglioramento gestionale genera quindi per l’allevatore un doppio profitto, che può migliorare la produzione aziendale e ridurre consumo e spesa per l’antibiotico”. (fonte)