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PATTO PER LA SALUTE

Regioni: autonomia differenziata risposta a problemi del SSN

Regioni: autonomia differenziata risposta a problemi del SSN
Coniugare l’evoluzione dei bisogni con le grandi opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Le Regioni propongono al Governo nazionale un nuovo Patto per la Salute.

Si parte dagli assetti costituzionali vigenti, ma nel documento approvato il 13 febbraio dalla Conferenza delle Regioni si spiega che "le richieste di autonomia differenziata di numerose Regioni rappresentano la riposta a mancate soluzioni su tematiche di grande rilievo ed urgenza per il SSN".

Le Regioni "confermano la unanime e piena volontà di consolidare la leale collaborazione tra i diversi livelli istituzionali coinvolti nella governance del Servizio Sanitario Nazionale", ma sottoscrivono una sostanziale messa in discussione del Patto per la Salute 2019-2021. "Un Patto è tale se definisce obbligazioni e diritti delle Parti in un rapporto di reciprocità e di equilibrio"- scrivono le Regioni- una circostanza che non sembrerebbe inverarsi con gli attuali livelli "già insufficienti" di  finanziamento del SSN.

Il  finanziamento del SSN - dicono le Regioni - deve essere "coerente ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) che si intendono garantire". I numeri e la Corte dei Conti dicono che non è così: il Patto per la Salute 2014-2016 prevedeva 115,440 miliardi di euro di finanziamento per l’anno 2016, un importo ridotto dalle successive manovre di finanza pubblica a 111 miliardi di euro. Per il 2019, con la recente legge di Bilancio, sono stati stanziati 114,439 miliardi di euro.

Le Regioni ritengono che " questo trend non sia più sostenibile e ponga a rischio la sopravvivenza del SSN stesso". Pertanto chiedono al Governo " immediatamente, e senza alcuna condizione", un incremento "significativo" delle risorse a disposizione per il triennio 2019-2021, oltre a quanto già stanziato in legge di Bilancio.

Il nuovo Patto deve anche rimettere al centro dell’azione la formazione, qualificazione e valorizzazione del capitale umano, prevedendo tre linee di intervento:
a) metodologie di definizione dei fabbisogni organizzativi e formativi coerenti agli obiettivi della programmazione sanitaria nazionale e regionale;
b) la semplificazione dell’accesso dei professionisti e degli operatori alla formazione ed al SSN, per una efficace e tempestiva copertura dei fabbisogni medesimi;
c) strumenti contrattuali e convenzionali coerenti alla piena responsabilità regionale in materia di programmazione ed organizzazione dei servizi;

Le Regioni infine propongo la creazione di un Comitato ristretto paritetico (3 rappresentanti del Governo e 3 rappresentanti delle Regioni) per verificare e monitorare l’attuazione del Patto.

pdfPOSIZIONE_DELLA_CONFERENZA_DELLE_REGIONI_NUOVO_PATTO_PER_LA_SALUTE.pdf124.98 KB