Nonostante la Lombardia resti un importante bacino lavorativo, per i laureati in veterinaria è difficile trovare lavoro. Il 44,7% dei laureati nel 2008 non è occupato. Lo dice l'indagine "
Il lavoro dei laureati in tempo di crisi", appena pubblicata dalla Camera di Commercio di Milano e UnionCamere Lombardia. Per i laureati in medicina veterinaria, anche considerando l'esercizio libero-professionale, si confermano bassi indicatori occupazionali. La crisi ha ridotto o ritardato le possibilità occupazionali dei nuovi laureati, la recessione ha reso l'offerta generalmente sovrabbondante rispetto alla domanda.
La Ricerca Il lavoro dei laureati in tempo di crisi, appena pubblicata dalla Camera di Commercio di Milano e di Unione Camere Lombardia, rivela come la laurea in medicina veterinaria sia in grave sofferenza anche in Lombardia, con un basso tasso di avviamento e una bassa percentuale di occupazione prevalente. L'indagine è basata sul progetto Specula Lombardia, che ha monitorato i percorsi occupazionali dei laureati lombardi degli anni 2006-2008 nel corso del 2007-2009.
Medicina veterinaria ha pochi avviamenti dipendenti e parasubordinati, mentre le modalità lavorative più rilevanti appaiono la libera professione in forma autonoma (41,6%) o organizzata (imprenditori 12%). Non risultano occupati il 44,7% dei laureati nel 2008, secondo Specula e secondo le indagini occupazionali dei diversi Atenei.
Per i laureati in medicina veterinaria nel 2008 l'indicatore occupazionale del 2009 è di 7, 5. Su 149 laureati, 40 risultano avviati (Stabili: 8,1 instabili tutelati:16.3 parasubordinati:6,8 tirocini 15 autonomi 53,8
Nel 2008 su 185 laureati in medicina veterinaria ne risultano avviati il 31,9%; nel 2009, su 149 laureati sono avviati il 26,8%. Sono più donne che uomini (28 contro il 12): la percentuale di donne laureate in medicina veterinaria è del 72% nel 2008 (85 donne laureate), mentre il 63,3% si sono diplomate con scuola di specializzazione in medicina veterinaria/sanità animale (19 donne su 30 diplomati totali nel 2008). Quanto ai corsi di laurea triennali sono 23 i laureati con studi completati e residenti in Lombardia avviati al lavoro nel biennio 2008/9.
In Lombardia, è consistente il lavoro autonomo professionale, ma per giovani al primo impiego non sempre assume le caratteristiche di lavoro genuinamente autonomo, piuttosto è talvolta imposto dall'impresa, come escamotage per pagare solo le attività effettivamente svolte e scaricare sul giovane lavoratore i costi contributivi ed il rischio dell'attività di impresa.
Oppure non sempre corrisponde ad una situazione di lavoro effettivo: si apre la partita iva nella speranza di trovare dei clienti che garantiscano un adeguato flusso di lavoro e la si mantiene aperta, in mancanza di alternativa, anche se le commesse sono scarse. I dati sui redditi, largamente inferiori a quelli da lavoro dipendente, avvalorano l'ipotesi di un lavoro autonomo "povero". Anche i redditi da lavoro professionale autonomo sono largamente più bassi: allo svantaggio di minori tutele si aggiunge una penalizzazione sui redditi.