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CASI DI AVVELENAMENTO E FARMACOVIGILANZA

CASI DI AVVELENAMENTO E FARMACOVIGILANZA
Sugli interventi veterinari urgenti in caso di avvelenamenti da dicumarinici, l'Anmvi ha interessato il Ministero della Salute. La questione ha rivelato una certa frequenza dei casi e costanti problematiche di intervento terapeutico. Efficacia terapeutica, letteratura scientifica e farmacovigilanza. Questi i termini di un quesito inoltrato dall'ANMVI alla Direzione Generale della Sanità Animale e del Farmaco Veterinario a proposito di un problema sollevato in queste settimane dai medici veterinari.

E' infatti in dibattito l'impiego di un farmaco umano in luogo di un farmaco veterinario autorizzato per interventi urgenti in caso da avvelenamenti da dicumarinici. La discussione fra i medici veterinari ha rivelato una certa frequenza dei casi e costanti problematiche di intervento terapeutico.

La nota dell'ANMVI non mette in dubbio l'illegittimità del farmaco umano in luogo di quello veterinario né il fatto che i medici veterinari siano ancora scarsamente propensi all'invio di segnalazioni di farmacovigilanza, unico e reale strumento di intervento ai fini della modifica di una AIC.

"Ciò che ci induce ad interessare la competente Direzione Generale - scrive l'ANMVI- è il fatto che nei casi più gravi e urgenti di avvelenamento di cani, i medici veterinari si basano sulle indicazioni rinvenibili in una copiosa e autorevole letteratura scientifica per escludere l'efficacia della molecola contenuta nel farmaco veterinario registrato e quindi l'impiego stesso del prodotto. In altre parole, per non esporre il paziente animale al rischio di un insuccesso terapeutico che avrebbe conseguenze letali, i medici veterinari ritengono di agire aprioristicamente a favore dell'impiego di una molecola diversa e di comprovata efficacia. Il che esclude, evidentemente, anche le segnalazioni di farmacovigilanza per un mancato effetto terapeutico che si presume certo e che si vuole evitare".

La nota dell'ANMVI, che chiede alla Direzione Generale di valutare eventuali possibili interventi, è indirizzata anche alla Fnovi e conclude esponendo il dubbio di come possa essere ravvisabile (e se sia logico ravvisarla) una errata condotta (normativa e deontologica) da parte del medico veterinario che abbia anteposto, in condizioni di urgenza e di grave rischio, la certezza della sopravvivenza del paziente animale alla stretta osservanza di legge.