Niente riduzione dell'IVA sulle prestazioni veterinarie e sul pet food. Il Ministero delle Finanze italiano non eserciterà la facoltà che l'Europa lascia agli stati membri di ridurre le aliquote IVA. ANMVI: mancano le risorse ma anche la volontà politica. "Le proposte in argomento non possono trovare accoglimento". L'ufficio legislativo del Ministero dell'Economia e delle Finanze ha così risposto alla richiesta dell'ANMVI di ridurre l'IVA sulle prestazioni veterinarie e sul pet food, seguendo le indicazioni europee per l'armonizzazione delle aliquote su scala comunitaria.
Il Ministero guidato da Tremonti risponde che per quanto riguarda le prestazioni veterinarie, "non è previsto alcun regime agevolativo, anche in virtù del fatto che ad oggi, tale ipotesi sarebbe incompatibile con la normativa comunitaria IVA".
La nota, trasmessa oggi all'ANMVI, spiega che "la Direttiva 2006/112/CE ha previsto per gli alimenti destinati al consumo di animali da compagnia l'assoggettamento ad un'aliquota ridotta IVA, lasciandone facoltà di introduzione agli Stati membri. In ambito nazionale, il Legislatore ha inizialmente previsto un'aliquota agevolata per taluni prodotti destinati al consumo animale, ma non specificatamente per gli alimenti in questione".
Ci sarebbe infatti un problema di gettito per l'Erario: "l'ipotesi di un'eventuale estensione del regime di aliquota ridotta anche gli alimenti destinati al consumo di animali da compagnia- prosegue la nota- producendo ovviamente un minor gettito alle casse dell'Erario, rende necessaria l'individuazione di mezzi di copertura finanziaria adeguati".
Il Presidente dell'ANMVI Carlo Scotti ha così commentato la risposta del Ministero: "Comprendiamo che mentre sta capitolando la finanza mondiale e per il nostro Paese si prospettano due anni di recessione, il Governo non possa uscirsene con agevolazioni fiscali come quelle che chiediamo. E' chiaro che la coperta è corta per tutti. Ma non condividiamo le ragioni politiche dell'ufficio legislativo del Ministero, perchè ridurre l'aliquota sulle prestazioni veterinarie non confligge con la normativa comunitaria. Ne è prova il fatto che ci sono Paesi, di vecchia e nuova appartenza europea, dove il trattamento fiscale non è pesante come lo è per gli animali di proprietà che vivono nel nostro Paese. Registriamo che, oltre alle risorse, manca anche la volontà politica".