Dopo l'articolo pubblicato dal Corriere della Sera sulla lista nera dei cani, l'ANMVI ha scritto al direttore Paolo Mieli: la posizione ufficiale dei medici veterinari dell'ANMVI non e' quella riportata dal giornale. Con riferimento all' articolo "L'addio alla lista nera dei cani", pubblicato a pagina 22 de Il Corriere della Sera di domenica 6 luglio e ripreso da corriere.it, l'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (ANMVI) ha scritto al Direttore Paolo Mieli e per conoscenza al Sottosegretario Martini evidenziando di non essere mai stata favorevole alla stesura di "liste nere" delle razze canine, avendone da sempre pubblicamente confutato la sostenibilità scientifica.
Per una corretta informazione al pubblico circa la posizione ufficiale dei medici veterinari dell'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani, la nota inviata al CorSera ricorda che proprio l'ANMVI ha contribuito in questi anni a favorire l'adozione di un corretto approccio scientifico e metodologico verso il problema della potenziale aggressività canina, lavorando in tal senso presso le autorità competenti (Ministeri preposti, Legislatore, Consiglio Superiore di Sanità) quanto presso la pubblica opinione.
Queste Linee Guida furono sottoscritte dalla Società di Scienze Comportamentali Applicate (SISCA) e dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Veterinari Italiani (FNOVI) e pertanto sono da intendersi quale posizione ufficiale della categoria medico-veterinaria.
Non è certo l'ANMVI fra coloro che "lavorarono a stretto contatto con l'ex ministro Turco per elaborare la «lista nera», convinti che bisogna «tutelare le persone e prevenire l'aggressività dei cani pericolosi».
Ai Ministri della Salute che dal 2003 ad oggi si sono succeduti, l'ANMVI ha sempre fatto presente l'inopportunità dello strumento legislativo dell'ordinanza e la necessità di una regolamentazione che in maniera più ponderata rispetto ai criteri dell'urgenza metta l'accento sulla responsabilizzazione dei proprietari dei cani, sulla loro educazione, sulla repressione dei loro comportamenti illeciti, oltre che su un controllo a monte sull'allevamento, la selezione, la vendita e l'addestramento dei cani, senza dover ricorrere a pesanti norme restrittive che colpiscano indiscriminatamente tutti i cani ed i loro proprietari.