E' "molto improbabile" che il virus dell'Aviaria HPAI che ha colpito i bovini da latte statunitensi venga rilevato in Europa. "Ma non allentiamo la vigilanza" dice EFSA.
Secondo un parere diffuso oggi, l'Europa non corre il rischio di rilevare il ceppo ad alta patogenicità (H5N1 B3.13) che ha colpito le vacche da latte degli Stati Uniti. L'impatto sui Paesi dell'Unione Europea di una introduzione di quel virus sarebbe rilevantissimo, riconosce l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), che tuttavia considera "molto improbabile"una simile evenienza.
Ad abbassare ulteriormente il rischio, è la conclusione degli esperti, concorrono le misure di prevenzione. EFSA raccomanda agli allevatori e ai veterinari europei di mantenere un alto livello di attenzione. Rafforzare la sorveglianza ai fini di una rilevazione precoce costituisce infatti una misura di forte protezione per l'Unione Europea.
Possibili misure di attenuazione per la salute degli animali- Come richiesto dalla Commissione europea, l'EFSA si è focalizzata sui bovini da latte e sugli avicoli europei per evitare che questi animali possano contrarre il genotipo H5N1 diffuso nei bovini da latte statunitensi (H5N1, Eurasian lineage goose/Guangdong clade 2.3.4.4b. genotype B3.13). Gli esperti hanno descritto le possibili misure di attenuazione per prevenire il suo ingresso e la sua diffusione in Europa: ad esempio alcune restrizioni al commercio con le regioni interessate e un’accurata pulizia degli impianti di mungitura. In caso di focolaio infettivo, onde ridurne l'impatto complessivo, gli esperti consigliano un'azione congiunta nel pollame e nelle vacche da latte. Inoltre, per impedire il contagio, gli esperti raccomandano nelle zone colpite di limitare gli spostamenti di bestiame, evitare gli scambi di lavoratori, veicoli e attrezzature tra i vari allevamenti e applicare rigorosamente le misure di biosicurezza. Tali misure contribuiranno anche a contenere altri ceppi di HPAI già presenti in Europa.
Latte e derivati- L’analisi dell’EFSA ha preso anche in considerazione l’eventualità che il virus possa essere trasmesso attraverso gli alimenti. In tal caso il rischio maggiore verrebbe dal consumo di latte, colostro o panna crudi. Gli esperti ricordano però che la pastorizzazione di tali alimenti risulta molto efficace per ridurre in essi la carica virale. Precisiamo che a tutt’oggi non risultano per l’uomo segnalazioni di infezioni di origine alimentare da questo genotipo specifico.