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FALSA PARTENZA

La transizione ecologica, comincia "da quel che mangiamo"

La transizione ecologica, comincia "da quel che mangiamo"
E' già polemica sul Ministro della Transizione Ecologica Cingolani, dopo il suo debutto alla Conferenza preparatoria della strategia italiana per la sostenibilità.

"Non ci siamo adattati a mangiare quello che passava la natura, questo ci ha consentito di vivere più a lungo ma ciò ha comportato una notevole alterazione dell’ecosistema". Il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha esordito alla Conferenza preparatoria (3-4 marzo scorso) della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile che l'Italia si appresta a varare entro fine anno.
Ma già al suo primo discorso pubblico Cingolani "ha steccato" secondo Filiera Italia che per voce del consigliere delegato Luigi Scordamaglia non ha risparmiato critiche. In sostanza, per Filiera Italia il neo Ministro non conosce il modello di allevamento e di produzione alimentare italiano.

Le posizioni presentate dal Ministro della Transizione ecologica sono pubblicate : "Sono partito da quello che mangiamo per aprire una riflessione sulla pressione locale e globale del cibo- ha dichiarato. "Nel post Covid le istanze saranno diverse da quelle che potevamo avere in un momento di grande floridità economica".

“Studiando mi sono reso conto della incredibile modifica che ha fatto sapiens del suo ecosistema – ha affermato - fatta 100 la massa di animali selvatici, quella degli animali da allevamento vale 700, la massa di esseri umani vale 300. Noi che eravamo una delle tante specie su questo pianeta, oggi rappresentiamo il triplo di tutti gli animali selvatici e quello che noi mangiamo, la nostra riserva alimentare, vale 700".

"Sappiamo - ha proseguito- che chi mangia troppa carne subisce degli impatti sulla salute, allora si dovrebbe diminuire la quantità di proteine animali sostituendole con quelle vegetali, d’altro canto la proteina animale richiede 6 volte l’acqua della proteina vegetale, a parità di quantità, e allevamenti intensivi che producono il 20% della CO2. Allora modificando un modello di dieta aumentando le proteine vegetali avremmo un cobeneficio migliorando la salute pubblica, diminuendo l’uso di acqua e producendo meno CO2, è questo un esempio di cobeneficio”.

La replica- “Il Ministro Cingolani, anche per il suo importante contributo dato al precision farming ed all’utilizzo dei big data in agricoltura sa bene che il modello agroalimentare italiano è profondamente diverso da quello massificato di altri Paesi e che l'agricoltura e l'allevamento italiano sono tra i più sostenibili al mondo rappresentando una soluzione e non un problema rispetto alle sfide da lui sollevate” dice Luigi Scordamaglia. “Lo dicono i numeri, produrre un Kg di carne bovina in Italia, secondo i dati FAO, comporta appena un quinto delle emissioni di Co2 rispetto allo stesso Kg di carne prodotto in Asia o Usa”. E continuano da Filiera Italia: “Anche la quantità di acqua necessaria per produrre lo stesso kg di carne in Italia è pari a 1/20 di quella usata in altri Paesi”.

“Sempre stando ai dati ufficiali - dice Scordamaglia - la zootecnia in Italia incide inoltre per appena il 5,6% delle emissioni (report Ispra), contro livelli globali ben più alti, emissioni globali che nei decenni sono aumentate a fronte di un drastico dimezzamento della popolazione bovina italiana”. E afferma Scordamaglia “Senza contare che in Italia il consumo reale pro capite di carne è inferiore ai 100 grammi al giorno raccomandati dall'OMS, anche grazie al perfetto equilibrio della nostra dieta”.