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CASO COSPALAT

Analisi "da paura". Quel veterinario "deve andarsene"

Analisi "da paura". Quel veterinario "deve andarsene"
Pressioni nei confronti del direttore del Servizio veterinario della Regione Friuli Venezia Giulia per liberarsi del veterinario "intransigente"
I veterinari avrebbero potuto scoprire la non regolarità dei prodotti lattiero caseari. Per questo cercavano di evitare controlli non pilotabili, fino a fare pressioni nei confronti del direttore del Servizio veterinario della Regione Friuli Venezia Giulia per liberarsi dell'intransigente dottor M.G.

Nel 2012 le aflatossine erano diventate una piaga che rischiava di mettere in ginocchio gli allevatori. Non sarebbe bastato gettare nelle concimaie o destinare ai vitelli qualche decina di litri di latte che non risultassero a norma. C'erano quintali di mungiture da distruggere. La filiera lattiero-casearia era in emergenza e il ministero intesificava i controlli. In caso di contaminazione le analisi andavano comunicate all'Asl. Secondo l'accusa, il Cospalat non lo fece. Distrusse le analisi e chiese ai soci grande attenzione nell'alimentazione dei bovini.

«Dio bon, abbiamo tolto la farina», si giustificava un'allevatrice parlando alla segretaria dell'amministratore di Cospalat- arrestato-  che le segnalava la presenza del fungo "superiore a 100 anche l'altro giorno". E aggiungeva: «Non so più cosa fare. Non gli diamo la farina, l'insilato l'abbiamo tolto, non so da cosa possa dipendere».

I carabinieri del Nas di Udine hanno centrato le indagini su un laboratorio. Il veterinario M.G. aveva consegnato agli investigatori tutti i rapporti delle prove di laboratorio. «Sono stati qui e ci hanno ribaltato il laboratorio», dice la biologa. Pochi minuti dopo la consulente del Cospalat,  spiega  che ci sono problemi con le analisi. «Abbiamo un problema con le ultime analisi delle aflatossine che ci hanno fatto "sti disgraziati di autisti che abbiamo eh. Non so se le hai viste, sono da paura. Non so come dobbiamo mandarle. Dobbiamo mandarle anche a M.G. che ci fa chiudere la struttura"». La preoccupazione  è palpabile: «Siamo diventati deboli». «Da morire», è la replica.

L'intercettazione avviene mentre sono nell'ufficio del Consorzio. Telefonano a un veterinario cercando consiglio. La risposta: «Il latte non deve essere commercializzato».

Qualche giorno dopo affrontano ancora il "problema" del dottor M.G.. Dice la consulente del Consorzio vorrebbe dire al direttore del Servizio Veterinario Regionale: «Senti ninin, non ho capito, questi vanno avanti ormai per i c... loro o intervieni tu a dirgli basta... O dimmi come fare». I carabinieri del Nas «non li tocchi neanche se vuoi. È una rottura di c...».

E il numero uno di Cospalat riferendosi all'ipotetico incontro con il direttore del Servizio Veterinario Regionale sul "caso M.G.": «Sì, però, digli, passata questa buriana deve andarsene, deve mandarlo almeno a Napoli». La consulente del Consorzio: «L'ultima volta che ho visto P. gli ho detto: "Secondo me tu dovresti mandarlo a Timbuktu"».

Gli indagati  sono 26, di cui 17 allevatori del consorzio Cospalat. Agli arresti domiciliari un cittadino serbo, responsabile degli autisti del consorzio degli allevatori Cospalat. Nei suoi confronti sono ipotizzati i reati di associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio, all'adulterazione di sostanze alimentari e al commercio di alimenti potenzialmente nocivi. A suo carico anche l'accusa di furto a danno del consorzio di quintali di latte, in concorso con un cinquantenne di Arezzo, sottoposto a obbligo di dimora. In alcuni casi è stata certificata anche la presenza di antibiotici.