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SISCA, I "SEDICENTI" COMPORTAMENTALISTI REPLICANO

SISCA, I "SEDICENTI" COMPORTAMENTALISTI REPLICANO
ANMVI e SISCA hanno inoltrato una richiesta di rettifica al periodico Cani Utili per i contenuti denigratori pubblicati nei giorni scorsi. Il commento: "Siamo favorevoli ad una collaborazione con educatori e istruttori", ma " sulla comprovata esperienza riteniamo di poter girare al vostro indirizzo tutti i dubbi che inopinatamente vengono rivolti ai medici veterinari.

 

ANMVI e SISCA hanno inoltrato una richiesta di rettifica al periodico Cani Utili per i contenuti denigratori pubblicati nei giorni scorsi, ai danni dei medici veterinari esperti in comportamento animale. La replica, ai sensi della legge della stampa, è firmata dal vice presidente ANMVI Raimondo Colangeli, con delega alla medicina comportamentale e dal Presidente SISCA Franco Fassola.

I contenuti dell'articolo si prestano infatti ad evidenti ripercussioni denigratorie e diffamatorie nei confronti dei medici veterinari esperti in medicina comportamentale, lesive dell'immagine della professionalità medico veterinaria; inoltre l'articolista indirizza al pubblico dei lettori informazioni manifestamente scorrette e fuorvianti.

I medici veterinari esperti in comportamento animale- oltre ad essere medici veterinari abilitati dallo Stato italiano- sono riconosciuti per le peculiari competenze dal Centro di Referenza per la Formazione in Sanità Pubblica Veterinaria ai fini dell'educazione ai cittadini (cosiddetto patentino) e alle valutazioni/terapie di natura comportamentale, riconosciute come "atto medico veterinario" dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Veterinari Italiani e dalla Federazione dei Veterinari Europei.

Il titolo di medico veterinario esperto in medicina comportamentale è una qualifica conseguibile solo a seguito di un comprovato percorso di formazione. Anche la prestazione di carattere medico comportamentale, come tutte le prestazioni veterinarie, quando non eseguita dal medico veterinario configura il reato penale di esercizio abusivo della professione.

La lettera ricorda che ANMVI e SISCA sono sempre state favorevoli ad una collaborazione con educatori e istruttori, che per altro sono inseriti nel corso del patentino, da quella stessa ordinanza che parla di "educatori cinofili di comprovata esperienza". Sulla "comprovata esperienza"- scrivono Colangeli e Fassola- riteniamo di poter girare al vostro indirizzo tutti i dubbi che inopinatamente vengono rivolti ai medici veterinari.

E' evidente, infatti, l'assenza di una legislazione che permette ad un qualsiasi cittadino con qualsiasi titolo di studio, di seguire dei corsi non riconosciuti per educatori/istruttori/addestratori (anche la definizione professionale non è consolidata) che in alcuni casi rilasciano un avventuroso lasciapassare a pratiche scientificamente lontane dal rispetto del benessere e dell'etologia del cane quando non finalizzate ad addestramenti passibili di arrecare grave nocumento del cane, del gruppo familiare e sociale nella sua globalità in caso di aggressività.

Con riguardo agli interrogativi sollevati nell'articolo:

Formazione: esistono, post lauream, una scuola di specializzazione e master di 1 o 2 livello che trattano di medicina comportamentale; da 16 anni, la nostra Società scientifica attiva corsi di aggiornamento, con relatori italiani e stranieri sull'argomento, tenuti in Italia; da più di 25 anni esiste una disciplina della medicina veterinaria che si occupa di medicina comportamentale in Europa e nel resto del mondo occidentale. Senza contare l'enorme mole di bibliografia di riferimento.
Titolarità: Il medico veterinario è la figura professionale che ha le competenze per valutare e proteggere il benessere dell'animale sia psichico che fisico come espresso dal Veterinary Act della FVE; animale che è essere senziente, quindi dotato di intelligenza emozionale e non solamente un organismo di valore zootecnico destinato alla riproduzione e manipolato con selezione antropocentrica oltre che addestrato con metodi tendenti all'aspetto performativo.
Terapia. Per la terapia c'è un'ampia possibilità di scelta: cognitiva, relazionale, comportamentale accompagnata se in presenza di psicopatologie di terapie farmacologiche, feromonali, chirurgiche.

Stupisce infine che l'autore si esprima ora su una ordinanza ministeriale che risale al 2009, anche se attualmente sospesa da una sentenza del TAR Lazio per motivazioni comunque estranee alla materia di cui si parla in questa sede.