Il filmato dedicato alle liberalizzazioni trasmesso da Ballarò è l'ennesimo danno di immagine ad una professione che piace quando si fa pagare poco o nulla. Anmvi: il professionista ha il diritto di farsi pagare per stare sul mercato. Scotti: con le tesi del Garante non supereremmo nemmeno il test d'ingresso alla Bocconi. I dati dell'indagine del Gruppo di Studio di Practice Management. "Un danno d'immagine come solo la disinformazione e la demagogia possono causare". Carlo Scotti commenta per l'Anmvi il servizio andato in onda il 19 maggio scorso a Ballarò sulle liberalizzazioni, in cui si rispolvera la vecchia istruttoria sulle tariffe minime, partita dalla vicenda di una collega di Torino. In studio, fra gli altri ospiti il presidente dell'Agcm, Antonio Catricalà.
"Se per l'Antitrust - dice- non valgono le ragioni deontologiche e la qualità non sta nella tariffa, allora ragioniamo sullo stesso terreno di gioco del Garante del Mercato e della Concorrenza e facciamo un ragionamento puramente economico-imprenditoriale e chiediamo a Catricalà per quale ragione la prestazione veterinaria libero professionale deve essere deprezzata sul mercato dei servizi professionali? Per quale ragione deve subire la concorrenza sleale di chi ha le spalle coperte, nel pubblico o nel privato, per lavorare sottocosto?"
"Piaccia o non piaccia al Garante - prosegue Scotti in un comunicato stampa- la tariffa professionale è lo strumento principe per stare sul mercato e per regolare l'offerta. La determina non solo la domanda, ma anche la somma degli investimenti assunti dal libero professionista in formazione universitaria, aggiornamento scientifico e soprattutto degli investimenti strutturali e gestionali. Se seguissimo le indicazioni del Garante - conclude- saremmo tutti dei pessimi imprenditori di noi stessi, alla Bocconi ci boccerebbero in economia e management senza darci una seconda possibilità".
Un'indagine condotta dal Gruppo di Practice Management dell'Anmvi rivela che la veterinaria sta lavorando con tariffe non remunerative. Una visita alla tariffa media di 25/30 euro, o una prestazione radiologica da 35 euro in media non ripaga il professionista degli investimenti fatti e da ammortizzare. L'indagine sarà presentata domenica 31 maggio, al 62° Congresso Scivac.