Il Garante Catricalà torna ad attaccare le professioni, "una realtà non confortante" in fatto di concorrenza. E si rivolge al Parlamento e al Governo: le riserve di attività ostacolano il funzionamento dei mercati, gli Ordini non devono essere più espressione esclusiva dei membri della professione.
Sull'ultimo Bollettino dell' Agcm ( n. 17/2008 del 16 giugno scorso) è pubblicato il testo della relazione che l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Antonio Catricalà, ha inviato ai presidenti di Camera e Senato, alla presidenza del consiglio dei ministri e a vari ministeri fra cui quello del Welfare.
Nell'ambito della propria attività consultiva, Catricalà avanza considerazioni e proposte per una regolazione pro-concorrenziale dei mercati a sostegno della crescita economica. Fra i punti deboli del sistema ci sono ancora i servizi professionali, dei quali si mettono sotto accusa non solo i meccanismi di accesso, ma anche di rappresentanza.
In particolare, il Garante se la prende con gli Ordini professionali e con le riserve di attività, che "se non adeguatamente limitate, rischiano di tradursi in un'indebita protezione per i professionisti titolari, a danno dei consumatori". E' quindi necessario, aggiunge Catricalà- che l'attribuzione di riserve di attività e la loro puntuale estensione siano sempre giustificate da esigenze di tutela degli utenti del servizio, che non potrebbero essere altrimenti soddisfatte. Si deve procedere a un riesame di tutte le riserve attualmente previste, volto a verificare la loro obiettiva giustificazione, secondo una puntuale analisi costi-benefici; in mancanza della quale dovranno essere eliminate del tutto o si dovrà ampliare il novero dei soggetti abilitati".
Quanto all'apparato ordinistico, "con le sue funzioni di stabile vigilanza sull'attività del professionista, costituisce una misura incisiva di controllo pubblico delle attività private, che si giustifica solo per particolari esigenze di tutela. I compiti degli ordini devono essere incentrati sulla tutela della correttezza nello svolgimento della prestazione professionale e sull'aggiornamento. Gli organi di governo degli ordini, proprio in virtù delle funzioni pubblicistiche di controllo ad essi conferite nell'interesse generale, non devono essere più espressione esclusiva dei membri della professione.