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ECM, UN “TESORETTO” PER LA DEFISCALIZZAZIONE

ECM, UN “TESORETTO” PER LA DEFISCALIZZAZIONE
Ammonta a 113milioni di euro il "tesoretto" derivante dall'ECM e incassato dal Ministero del Tesoro. Linetti: queste risorse devono dare benefici ai partecipanti come ad esempio la defiscalizzazione.

I soldi per la defiscalizzazione dei costi sostenuti dagli operatori sanitari obbligati a conseguire i crediti ECM ci sarebbero. Ammonta infatti a 113milioni di euro il "tesoretto" derivante dal programma di Educazione Continua in Medicina e incassato dal Ministero del Tesoro.

Lo riferisce in Senato, Maria Linetti dell'Ufficio V della direzione generale delle professioni sanitarie nel corso dell'indagine sull'Educazione Continua in Medicina. "Queste risorse, aggiunge nell'audizione svolta per la Commissione d'inchiesta sul SSN, "non sono state assegnate al Ministero della Salute".

La senatrice Binetti ha contestato questa "appropriazione di risorse" da parte del Tesoro e dichiarato che si tratta di " risorse che appartengono agli utenti, io pago per la mia formazione e quindi ho diritto ad un prodotto alto, di qualità di formazione". Si tratta, ha proseguito , di "un vero tesoretto da investire nella formazione, il cardine intorno al quale far ruotare il miglioramento del campo della medicina".[IMMAGINE3]

Sul punto Maria Linetti ha puntualizzato che non si tratta di discrezionalità ma di applicazione di una norma di legge: "gli emolumenti in questione sono versati non dai partecipanti ai corsi bensì dagli organizzatori" , in quanto "a fronte dell'attribuzione dei crediti formativi, bisogna pagare una percentuale di euro come contributo alle spese".

La dirigente ha però aggiunto: "Condivido pienamente e in via assoluta che le risorse in questione debbano rientrare in benefici indirietti come per esempio una defisacalizzazione, un qualcosa che possa aiutare tutti a partecipare in modo più fattivo e con minore peso alla formazione continua".

La richiesta di un pieno recupero fiscale dei costi sostenuti dai sanitari privati è stata avanzata dall'ANMVI nel corso dell'audizione svolta a dicembre in Commissione d'inchiesta. L'Associazione ha contestato l'obbligo a carico dei veterinari liberi professionisti, come previsto dal nuovo Accordo Stato Regioni.

 

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