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CORTE DEI CONTI

Il dirigente ASL in ‘esclusiva’ non può fare consulenze con Partita IVA

Il dirigente ASL in ‘esclusiva’ non può fare consulenze con Partita IVA
La Corte dei Conti ha condannato un dirigente ASL di Catanzaro: non poteva svolgere attività libero-professionale.
La sentenza risale al 14 novembre scorso e riguarda la violazione del regime di esclusiva per avere svolto attività riconducibili al regime libero professionale per imprese private (consulente tecnico d'ufficio per compagnie di assicurazione) e attività intramuraria allargata non autorizzata dall'amministrazione di appartenenza, utilizzando uno studio professionale in provincia. Il dirigente aveva aperto partita IVA e fatturava le consulenze.
LA Corte dei Conti ha emanato un verdetto di condanna per responsabilità dolosa con quantificazione del danno subito dall'azienda sanitaria per circa 46mila euro più interessi.

Così la Corte:

Le attività di consulenza tecnica nulla hanno a che vedere con l'attività intramoenia allargata, rimanendo attratte nella cosiddetta attività libero professionale, soggetta al relativo regime fiscale e preclusa per definizione ai medici che optano per il regime di esclusiva.
L'apertura da parte di un medico in regime di esclusiva di una partita IVA per poter svolgere – evidentemente in maniera continuativa – l'attività di consulente tecnico, laddove ove la relativa attività non necessita di tale adempimento fiscale ove svolta in maniera saltuaria, rappresenta una lesione del principio di esclusività.
Se le attività di consulenza medica giudiziale vanno assoggettate al regime IVA, esse non possono che rientrare nelle attività libero-professionali c.d. pure e, come tali, inibite ai medici pubblici dipendenti, fatti salvi i casi in cui vengano fatturate direttamente dall'azienda sanitaria di appartenenza del medico che sia stato preventivamente autorizzato a svolgerle.

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