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FARMACO, AISA: SU CAVALLO INDUSTRIA AL BIVIO

FARMACO, AISA: SU CAVALLO INDUSTRIA AL BIVIO
"L'industria si trova di fronte a un bivio: abbandonare il cavallo alle proprie patologie o perseguire la riduzione dei costi di sviluppo e di mantenimento sul mercato dei medicinali per i cavalli sportivi, che tra l'altro sono i più bisognosi di cure ed anche i più rappresentati". La posizione dell'Industria farmaceutica nell'ultima newsletter di AISA.

"L'industria si trova di fronte a un bivio: abbandonare il cavallo alle proprie patologie o perseguire la riduzione dei costi di sviluppo e di mantenimento sul mercato dei medicinali per i cavalli sportivi, che tra l'altro sono i più bisognosi di cure ed anche i più rappresentati". Lo si legge nell'ultima newsletter di AISA, in un intervento dedicato ai cavalli sportivi.

"Al disimpegno dell'industria farmaceutica veterinaria - si legge- seguirebbe una sorta di caos burocratico - amministrativo generato dal ricorso "in deroga" al farmaco per uso umano o al medicinale per specie animali diverse dal cavallo, quale ripiego terapeutico recuperabile dal "sistema a cascata".

AISA osserva che il legislatore considera il ricorso alla cascata "un atto eccezionale, tant'è che lo autorizza sotto la diretta responsabilità del medico veterinario, il quale dovrà coprire in solido danni e/o lesioni provocate da eventuali reazioni avverse nel cavallo o dalla incongruità dei tempi di sospensione nell'uomo, tutto ciò operando con l'oggettiva difficoltà di avere informazioni attendibili al riguardo". Per il veterinario curante, " l'individuazione di tempi di sospensione dei trattamenti effettuati con farmaci per uso umano o per specie animali diverse dal cavallo rimarrà un problema di difficile soluzione e si presterà sempre a contestazioni e diatribe".


Movimentazione - AISA osserva inoltre che "il cavallo sportivo è difficilmente controllabile sotto l'aspetto della sicurezza alimentare perché è in continuo movimento sul territorio, così gli equidi produttori di carni destinate al consumo umano (DPA) dovrebbero essere allevati con garanzie analoghe a quelle richieste agli altri animali allevati a tale scopo. Tali garanzie sono date dalle caratteristiche delle aziende in cui gli equidi sono tenuti e dalla professionalità dei loro gestori nella produzione di derrate alimentari salubri. In tal senso gli equidi produttori di carne dovrebbero rimanere fisicamente vincolati ad allevamenti idonei di aziende controllabili in analogia con l'allevamento delle altre specie produttrici di alimenti.


La proposta - Secondo AISA, "l'alternativa alla problematica situazione derivante dal disimpegno dell'industria farmaceutica dal settore degli equini consiste nell'esclusione del cavallo sportivo dalla filiera alimentare e nello sviluppo di medicinali dedicati agli equidi NON DPA a costi accettabili.Questa soluzione genera prospettive di crescita economica e culturale per tutto il settore ippico ed equestre, compresa la classe dei veterinari ippiatri, che in un futuro prossimo, anche grazie all'appoggio di AISA, potrebbe ottenere un ruolo rilevante nella distribuzione di questo tipo di medicinali ma che, al contrario, non potrà mai inserirsi proficuamente nella distribuzione del farmaco umano, anche se somministrabile in deroga agli equidi da carne".

In conclusione, AISA sostiene "con decisione una semplificazione normativa che classifichi il cavallo sportivo come un equide NON DPA svincolato dalla azienda in cui risiede per fini anagrafici, ma dalla quale si possa spostare liberamente senza alcuna registrazione (fatto salvo il caso delle emergenze epidemiologiche) e che possa accedere alla più ampia disponibilità di trattamenti con farmaci".