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JOINT PRESS RELEASE

Brexit, la veterinaria europea si appella ai negoziatori

Brexit, la veterinaria europea si appella ai negoziatori
FVE, BVA e RCVS invitano i negoziatori di Brexit a non mettere a repentaglio l'impianto normativo veterinario e a garantire il riconoscimento del titolo di Medico Veterinario.
Un "Brexit negotiation plea". E' un appello congiunto quello diffuso oggi dalla veterinaria europea e britannica in vista dei negoziati per l'uscita dall'Unione Europea del Regno Unito. Nel comunicato firmato oggi, le tre sigle manifestano il timore che i negoziati possano compromettere l'uniformità degli attuali standard europei di sanità animale, di salute pubblica e di protezione dell'ambiente.
In settimana è previsto un ciclo di incontri negoziali a Bruxelles, in vista del quale FVE, BVA e RCVS fanno sentire la voce della professione veterinaria, anche alla luce delle grandi preoccupazioni sociali del nostro tempo come la sicurezza alimentare e la resistenza antimicrobica.

La Federazione dei Veterinari Europei (FVE), la British Veterinary Association (BVA) e il Royal College of Veterinary Surgeons (RCVS) individuano cinque questioni-chiave.

1. Garantire il reciproco riconoscimento delle qualifiche veterinarie presso le facoltà veterinarie accreditate da EAEVE;
2. Garantire che non diminuirà la disponibilità di medicinali veterinari, evitando difficoltà di approvvigionamento, a tutela della salute animale e pubblica;
3. Mantenere gli assetti normativi vigenti, in materia di salute animale, benessere degli animali e sicurezza alimentare, che includono un unico standard per l'import-export e sono sostenuti da certificazioni e controlli veterinari;
4. Garantire la continuità di scambio dei dati di sorveglianza tra l'UE e il Regno Unito;
5. Garantire una collaborazione continua nel campo delle iniziative di ricerca, scienza e tecnologia.

Al primo posto delle raccomandazioni ai negoziatori politici- sia europei che britannici-  le tre sigle veterinarie mettono il muto riconoscimento del titolo accademico di Medico Veterinario, alla luce - dicono- della elevata mobilità della professione in tutta Europa. "Più della metà dei veterinari registrati ogni anno nel Regno Unito proviene dalla sponda europea della Manica. Negli ultimi tre anni, essi hanno rappresentato il 6% di tutti i veterinari europei fuoriusciti dal proprio Paese, dando un apporto fondamentale alla veterinaria del Regno Unito in termini di salute animale e salute pubblica che la Brexit dovrà  mantenere.

Il Presidente FVE, Rafael Laguens, ha messo l'accento sull'assenza di confini delle malattie infettive e sull'importanza di non disperdere i traguardi di prevenzioni faticosamente raggiunti soprattutto nell'ultimo decennio. Tutte e tre le organizzazioni veterinarie evidenziano  che, per ogni animale o prodotto di origine animale, importato o esportato, sono i veterinari ufficiali che certificano e controllano i movimenti da e verso i paesi terzi. E' pertanto necessario, dicono, che l'UE e il Regno Unito si impegnino a mantenere una norma uniforme -che comprenda i controlli e le cerificazioni dei veterinari - certificazioni per i prodotti di origine animale destinati agli scambi e all'esportazione.

Gudrun Ravetz, Senior Vice President dell'Associazione Veterinaria Britannica, mette l'accento sul "diritto al lavoro per i veterinari del Regno Unito e dell'Unione europea nei negoziati di Brexit", mentre il  presidente dell'RCVS Stephen May fa proprie le istanze dei colleghi europei circa l'importanza di "mantenere la presenza di veterinari qualificati nel Regno Unito nel post Brexit".



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