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LA RICERCA IN ITALIA

INF-ACT: una nuova generazione di ricercatori

INF-ACT: una nuova generazione di ricercatori
Sorveglianza genomica, malattie trasmesse da vettori e AMR stewardship. La rete degli Istituti Zooprofilattici presenta i primi risultati del programma di ricerca europeo INF-ACT.

Presentati al meeting scientifico dell'Università di Pavia i primi risultati del Programma di ricerca INF-ACT. Arrivano a compimento i primi due anni di lavoro di un partenariato esteso, che coinvolge il Ministero dell'Università e della Ricerca e l'Unione Europea,  condotto da oltre 700 ricercatori impegnati su 5 macro-temi di ricerca e distribuiti in 25 enti e oltre 40 istituzioni partner ospitanti.  Un enorme gruppo, composito, al cui interno figura anche la rete dei 10 Istituti Zooprofilattici Sperimentali, rappresentata dall’Associazione AIZS, che gioca un ruolo di rilievo nell’affrontare efficacemente la sfida creata da potenziali malattie infettive emergenti.  “È il primo esempio di One Health messo in pratica a livello nazionale” – dichiara Antonia Ricci, direttrice generale dell’IZS delle Venezie e coordinatore dell’AIZS all’interno di INF-ACT.

Una nuova generazione di ricercatori - "Abbiamo saputo coinvolgere oltre 60 istituzioni - dichiara Federico Forneris, presidente della Fondazione INF-ACT-  ma soprattutto stiamo formando una nuova generazione di microbiologi, infettivologi, veterinari, genetisti, igienisti, matematici, medici a cui dare un lessico comune necessario per creare reti collaborative. Abbiamo assunto decine di giovani ricercatori che hanno capito l’importanza del lavoro: loro, presto, saranno pronti per il cambio generazionale”

Una grande produzione scientifica - La ricerca italiana sulle malattie infettive si posizione ad un livello "di assoluto rilievo tra i partner europei"- dichiarano gli artefici di un apporto scientifico innovativo che si distingue per numero e qualità della produzione scientifica, per l’attrazione di moltissimi giovani e la capacità di interagire tra gruppi con competenze diverse a livello locale e internazionale. “Le attività del network coinvolgono tutti gli Istituti zooprofilattici- spiega Ricci- ciascuno con le proprie competenze e specificità, in un modo sinergico e collaborativo che prima del Covid era impensabile". In questi primi due anni la ricerca degli IZS si è concentrata su alcuni nodi di ricerca: patogeni emergenti e spillover, malattie trasmesse da vettori e antimicrobico-resistenza.

Innovazione nella sorveglianza genomica per prevenire lo spillover - INF-ACT ha innescato una nuova spinta collaborativa che sta portando all’innovazione nella sorveglianza genomica e negli strumenti identificare patogeni emergenti all’interfaccia tra uomo, animale e ambiente. La sorveglianza e la ricerca svolte in modo collaborativo possono rafforzare il processo decisionale, fornendo allerte precoci e valutazioni obiettive del rischio e dell'impatto di una epidemia. Un esempio è rappresentato dallo studio delle mutazioni genetiche di molti virus, tra cui quello dell’influenza aviaria H5N1, al fine di valutare il potenziale zoonosico e il rischio di spillover nell’uomo, con particolare attenzione nelle categorie professionali più esposte a patogeni potenzialmente pandemici, come veterinari e allevatori.

Database delle malattie trasmesse da vettori - Sul versante delle malattie trasmesse da vettori, è stato allestito e reso operativo un database nazionale che raccoglie i dati del monitoraggio degli artropodi vettori, come le zanzare, e dei patogeni da essi trasmessi. Il risultato è dirompente perché consente di ampliare la rete di monitoraggio a livello nazionale, anziché locale, consentendo analisi approfondite e dando un ulteriore progresso e conoscenza nelle indagini epidemiologiche. Superando l’attuale frammentazione e rendendo disponibili queste informazioni in modo accessibile e centralizzato, possiamo avere mappe di distribuzione delle diverse specie in base alle quali valutare il rischio di trasmissione di virus come Dengue e West Nile.

Dati sull'antimicrobico-resistenza - E' stato creato un network che consente ai ricercatori di tutta Italia di condividere dati cruciali sull'epidemiologia dei geni responsabili della resistenza antimicrobica in ottica One Health. Questo approccio potrebbe permettere la costruzione di piattaforme per una più rapida identificazione dei microrganismi resistenti, favorendo terapie mirate e migliorando l’antimicrobial stewardship.

Cos'è INF-ACT - Il programma di ricerca INF-ACT è finanziato dall'Unione Europea con 114,5 milioni di euro, nell'ambito del piano NextGenerationEU. Si occupa delle pressanti esigenze non soddisfatte delle malattie infettive emergenti nell’uomo, in un contesto più ampio che include gli animali domestici e selvatici come potenziali serbatoi di malattie e fattori ambientali che aumentano la possibilità di contagio (approccio "One Health"). Gli ambiti di ricerca di INF-ACT sono cinque:
1. Virus Emergenti e Ri-Emergenti
2. Vettori Artropodi e Patogeni Trasmessi da Vettori
3. Antimicrobico Resistenza
4. Epidemiologia, Monitoraggio e Modellli Matematici
5. Nuova Strategie Terapeutiche
La Fondazione INF-ACT è nata nel 2022, con l'Università di Pavia capofila di una cordata di 25 Atenei coinvolti e oggi attiva con oltre 40 istituzioni partner.

One Health Basic and Translational Actions Addressing Unmet Needs on Emerging Infectious Diseases (INF-ACT)