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AMMORTIZZATORI SOCIALI

ISCRO, vertice al Ministero del Lavoro con le Casse

ISCRO, vertice al Ministero del Lavoro con le Casse
La Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo incontra le Casse di Previdenza dei professionisti. Sul tavolo l'ISCRO e i dubbi di Adepp e Confprofessioni.

Fa discutere l'ammortizzatore sociale ISCRO (acronimo per Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale ed Operativa) istituito dalla Legge di Bilancio 2021 (commi 386-400). Il nuovo ammortizzatore , "nello more di una riforma degli ammortizzatori sociali, agisce "in via sperimentale" per il triennio 2021-2023, riconoscendo una indennità ai titolari di Partita IVA iscritti alla Gestione Separata INPS.

L'ISCRO andrebbe a favore di autonomi il cui reddito  sia  inferiore  al  50  per cento della media dei redditi da lavoro autonomo conseguiti  nei  tre anni precedenti e non superiore a  8.145 euro nella precedente dichiarazione annuale. L'importo va da un minimo di 250 a un massimo di  800 euro mensili. Ente erogatore: l'INPS.
La Legge di Bilancio ha stanziato 120 milioni ripartiti nel triennio 2021-2023.

Sull'ipotesi di estendere l'ISCRO alle Casse di previdenza è in corso un passaggio interlocutorio al Ministero del Lavoro. E' stata la Ministra Nunzia Catalfo in un intervento su Facebook a confermare la sua intenzione di «estendere,ampliare e rafforzare il sostegno al reddito» per i lavoratori autonomi, «migliorando la misura introdotta in viasperimentale in manovra ed estendendola anche agli autonomi attualmente esclusi».

Interpellati dal quotidiano Repubblica, il Presidente dell'Adepp, Alberto Oliveti, e il  Presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, hanno dichiarato più di una perplessità. L'ISCRO, in questo caso, non sarebbe a carico dello Stato, a finanziarla sarebbero gli stessi iscritti che vedrebbero un aumento dell'aliquota contributiva.

“Estenderlo alle Casse non è un passaggio banale e implica un approccio di perequazione- ha fatto notare Oliveti-  Noi paghiamo già una doppia tassazione sui contributi versati dai nostri associati, un obbligo che non esiste negli altri Stati europei. Non è pensabile l’imposizione di un contributo ulteriore: ci diano la possibilità di usare una parte della somma che versiamo al Fisco, che ammonta a circa mezzo miliardo all’anno. Oppure si intervenga sulla doppia tassazione”.

“Non si può calare dall’ alto una imposizione di questo tipo a carico delle Casse professionali – rincara Gaetano Stella  – rischia di impoverirle, non si possono mettere a rischio le pensioni. Qualunque intervento va concordato: si potrebbe pensare a una legge quadro che dia la possibilità a ciascuna Cassa di intervenire come meglio ritiene a sostegno dei propri iscritti in difficoltà, non è detto che si debba trattare di un’ estensione dell’ ISCRO. Quanto al meccanismo di finanziamento, la via non può che essere quella di un alleggerimento dell’ imposizione fiscale. Anche chi guadagna di più è in difficoltà per la crisi: imporre un nuovo contributo solo a carico dei più abbienti creerebbe discriminazioni che potrebbero generare conflittualità tra le categorie”.

La bozza-
Secondo le anticipazioni di Repubblica, la bozza di riforma degli ammortizzatori sociali elaborata dalla commissione ministeriale ipotizza un esonero contributivo per tre anni per i neo iscritti alle Casse e prevede un contributo ulteriore a carico solo di chi superi una certa soglia annua di reddito, che finanzi il nuovo ammortizzatore sociale a cui avrà diritto chi è costretto a smettere di lavorare.