La Conferenza delle Regioni si è espressa sulla Riforma Bernini, lo schema di decreto legislativo che cambia l'accesso a Medicina Veterinaria, Odontoiatria e Medicina. A rischio la sostenibilità delle lauree triennali delle professioni sanitarie. Effetti distorsivi sui Servizi Veterinari Regionali e di polarizzazione sui profili più richiesti nel privato e meno rilevanti per l'erogazione dei LEA.
Dal momento che la riforma è "sperimentale" la Conferenza delle Regioni invita il Governo a una "attenta attività di monitoraggio". Le ricadute del semestre libero sono "non del tutto prevedibili" e richiedono prontezza nell'adozione di eventuali provvedimenti correttivi. Il parere della Conferenza delle Regioni è molto critico e paventa conseguenze sui sistemi sanitari regionali, soprattutto in relazione al fabbisogno, controllato, di profili sanitari come quello dell'Infermiere.
A rischio la sostenibilità delle lauree triennali- La Conferenza delle Regioni evidenzia la necessità di preservare la sostenibilità dei corsi di laurea triennali delle professioni sanitarie. Secondo le Regioni è prevedibile che un contingente "sostanzioso" di studenti non ammessi al secondo semestre scelgano "in sovrannumero" un corso di laurea afferente ad uno dei 23 profili di cui alla Legge 251/2000 (disciplina delle professioni infermieristiche) e DPR 131/2021 (Istituzione dell'osteopata). Un problema per ogni singola Regione, sostiene la Conferenza, che potrebbe minare la determinazione del fabbisogno formativo, parametrato anche in relazione ai protocolli fra Atenei e la rete di Aziende Sanitarie regionali.
Effetti distorsivi sui sistemi sanitari regionali- Secondo la Conferenza, questa riforma dell'accesso rischia di creare "effetti distorsivi nei confronti dei sistemi regionali e dei Servizi sanitari regionali che per mantenere la loro efficacia ed efficienza devono poter contare su di una programmazione certa alla quale far corrispondere la messa a disposizione di risorse, anche finanziarie, coerenti e sostenibili".
Il precedente delle scuole di specializzazione di area sanitaria- Inoltre, secondo le Regioni gli studenti potrebbero prediligere, come seconda scelta, quelle professioni sanitarie che trovano "una collocazione occupazionale privilegiata nel mondo della sanità privata (ad es.: fisioterapista, igienista dentale, dietista, ortottista, optometrista, tecnici di radiologia, ecc.) a scapito di quei corsi di laurea afferenti a quelle professioni che già oggi soffrono di una mancanza vocazionale, o comunque di una mancanza di attrattività, ma di cui i Servizi sanitari regionali non possono far a meno, uno su tutti l’infermiere".
Obiettivi formativi diversi- La Conferenza mette l'accento anche sulla diversità degli obiettivi formativi dei corsi di laurea magistrale a ciclo unico in medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria, rispetto a quelli dei corsi di laurea triennali delle professioni sanitarie. "Si ritiene pertanto che l’individuazione di obiettivi culturali e formativi comuni sia di difficile
attuazione, se non applicando forzature curricolari dei percorsi formativi dei corsi di laurea triennali"- afferma la Conferenza.
La riforma dell'accesso in sintesi- Gli elementi caratterizzanti della riforma sono il superamento del test d’ingresso e l’introduzione di un nuovo modello di selezione basato sul cosiddetto “semestre filtro”. L’ammissione al secondo semestre sarà subordinata al conseguimento di tutti i Crediti Formativi Universitari (CFU) previsti nel primo semestre e nel caso di mancata ammissione gli studenti potranno proseguire, anche in sovrannumero in un diverso corso di studi di area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria, da indicare come propria seconda scelta già in occasione dell’iscrizione iniziale.
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