L'Istituto Mario Negri ha pubblicato uno studio sulla formazione continua in Europa e una analisi delle diverse esperienze comunitarie. I risultati del confronto verranno proposti alla Commissione nazionale Ecm. L'approccio di obbligatorietà all'Ecm è di tipo formale anche nei Paesi che l'hanno sancito, fra i quali l'Italia, la Francia e l'Austria, e non comporta l'assoggettamento a vere e proprie sanzioni. Lo rivela un'indagine dell'Istituto Mario Negri, che metterà i dati della ricerca ("ECM: analisi comparativa in sei diversi Paesi europei") a disposizione della Commissione nazionale Ecm.
A fare la differenza è l'autoresponsabilizzazione degli operatori sanitari. Nel Regno Unito, ad esempio, la gestione dell'Ecm è affidata alle società mediche e non prevede sanzioni. Nessuna sanzione nemmeno in Norvegia e in Belgio.
La conclusione del rapporto è che la classe medica stenta a riconoscere la formazione permanente come una necessità ineluttabile e che, per questa ragione, si dovrebbe rafforzare il controllo deontologico. Questo è l'approccio già utilizzato dalla maggioranza dei Paesi Europei analizzati:"Gli Ordini provinciali potrebbero quindi divenire i garanti del raggiungimento della soglia di crediti per ciascun iscritto". Oltre a concorrere con il Ministero della Salute a definire gli obiettivi formativi, con conseguente regolamentazione della discrezionalità di scelta da parte degli operatori sanitari, fra la molteplici offerte formative, limitando la propensione al "collezionismo" dei crediti a scapito dei contenuti.
Quanto agli incentivi finanziari per specifiche categorie di medici, sono già previsti solo in Norvegia (unico Paese che ha vietato le sponsorizzazioni) e in Belgio.