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RIFORMA UNIVERSITA’ ALL’ESAME DEL CDM

RIFORMA UNIVERSITA’ ALL’ESAME DEL CDM
Sarà all'ordine del giorno del Consiglio dei Ministri di questo pomeriggio il disegno di legge di riordino dell'Università e il disegno di legge di riforma del sistema. I tagli ai finanziamenti saranno più selettivi e non più uguali per tutti.

Il disegno legge di riordino dell'Università e il decreto legge di riforma del sistema approderanno questo pomeriggio al Consiglio dei ministri per un primo esame dei due provvedimenti.


Il ministro Gelmini nella giornata di ieri avrebbe sottoposto i due testi al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un incontro svoltosi al Quirinale. Nella mattinata sulla questione era intervenuto anche il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi che ha sottolineato che la riforma "è fatta per combattere gli sprechi" e che l'azione del Governo punterà al "riconoscimento del merito" e "all'apprezzamento delle università meglio gestite".


Il decreto punta a rivedere i tagli della legge 133/08 per premiare chi lavora meglio. Gli atenei, che al 31 dicembre di ogni anno, avranno speso più del 90% del Fondo di finanziamento ordinario per il personale, non saranno autorizzati ad assumere docenti e ricercatori. E non potranno partecipare alla distribuzione dei fondi per il reclutamento straordinario di giovani ricercatori previsti dalla Finanziaria per il 2007.


Per chi avrà i conti in ordine, il blocco del turn-over non sarà al 20% - come stabilito dalla legge 133/08 ma al 50%, e le assunzioni dovranno favorire soprattutto l'ingresso di ricercatori a tempo determinato e indeterminato. Dal 2009, il 5% del Ffo sarà distribuito alle università in base ai risultati delle attività di didattica e ricerca, valutate attraverso parametri individuati dal Consiglio Nazionale di valutazione del sistema universitario (Cnvsu).


L'ANMVI nei giorni scorsi ha chiesto al Ministro Gelmini un incontro inviando alcune considerazioni e proposte sulla situazione universitaria veterinaria. L'associazione non condivide una riduzione dei fondi di tipo "punitivo", con tagli indiscriminati che non tengano conto delle situazioni dei singoli atenei, facoltà e corsi di laurea. Occorre intervenire dove sono evidenti gli sprechi e la mancanza di qualità, tagliando "i rami secchi".(Fonte: Il Sole24 Ore)